In quello straordinario calderone chiameto new-wave i Tuxedomoon furono senza dubbio tra le formazioni più "intellettuali". Il lavoro in questione guarda il rock come da una collina al tramonto, avvicinandosi spesso all'avanguardia. Il suo clima fortemente cerebrale, le atmosfere oscure e stranianti, le composizioni che strizzavano l'occhio alla musica da camera contribuiscono ad alimentare il fascino del loro esordio su lunga distanza. Half Mute è in un certo senso un esperimento sulla psiche, o sulla musica applicata alla psiche, con le sue commistioni sonore che spiazzano continuamente perché mai uguali a loro stesse. Il fiore all'occhiello dell'album è senza dubbio il meraviglioso suono del sax di Blaine Reininger, pulito, conturbante e sinuoso ma incredibilmente "glaciale". Si staglia in primo piano e si erge a protagonista indiscusso ma mai invadente, disegnando ricami di grande sensualità. Ascoltando "Fifth Colum" queste mie parole diventano musica, e che musica.

Disturbanti frammenti di elettronica, punzecchiano il tappeto di un basso cupo e minaccioso, ed ecco che interviene il protagonista... lo straordinario sax del buio mentale.
Che dire poi dello splendido minimalismo dell'iniziale "Nazca"? Il suono sembra vibrare nell'aria per tinteggiare un'atmosfera desolantemente fredda.
Il balletto meccanico di "Loneliness", l'esasperante duetto armonico tra un violino danzereccio ed un basso pietrificato di "Volo Vivace", il canto androide che caratterizza la tetra marcia di "7 Years" e il sax abulico di "Km" sono altri gioielli da appuntare nel diario di chi ama la buona musica.
Album sull'alienazione, teso e vibrante, pregno di una nevrosi silenziosa e per questo ancor più spaventevole, segnerà un caso raro di vera "avanguardia musicale", degno di essere considerato una vera e propria "pietra miliare".

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