Kanako, Abigail e Jon. A sapere che sono di Olympia, WA e schierate - badate al plurale collettivo femminile - su posizioni femministe hardcore abbastanza riot contro il patriarcalismo della scena, vi verrà subito in mente un altro trio, poi stabilitosi a Portland, che quest'anno ha deciso di riunirsi tra acclamazioni un po' inaspettate di tutte e tutti: le Sleater-Kinney. Idole. Kanako, per dire, è una che se vede troppi uccelli potenzialmente verginelli tra il pubblico, si mette nuda - tutta nuda - e torna a fare il suo lavoro alla batteria: qualcuno direbbe che è roba da puttana di attenzioni, o che è controproducente femenismo, o anacronismo sessantottino; io dico che è un bel modo di comunicare disprezzo per i maschietti parvenu della scena e del mondo in generale, un bel modo di prendere le distanze, di cautelarsi mentre ci si afferma. E che se lo faceva Henry Rollins, allora pure lei e nessuno protesti. D'altronde, vi sarà capitato di vedere foto di femen con la censura non solo sulle fighe, ma pure sui capezzoli: quindi anacronistico no, non direi.

Musicalmente, il lascito delle Sleater-Kinney va rintracciato nel garage di Web - insieme a certi Beat Happening - e nel canto guerrigliero, da Amazzone, di Kanako in Hear.

Hear che è un saggio di epica in senso stretto: il basso - tremolone e fuzzone - è il grugnito ritmato di un gigante, mentre quel ringhio rapace da arpia è la chitarra - sorellina di quell'altra, tremenda, degli A Place to Bury Strangers - e il riff è una marcia inesorabile, forse orientaleggiante, e mi perdonerete allora la scarsa dimestichezza con la mitologia orientale: comunque il riff è uno di quei loro dragoni lanciafiamme incazzati; un'offensiva Amazzone a cavallo, dicevo - leggi un cambio di dinamica, un'accelerazione - verso il finale, che zoppica e rallenta quasi in zona doom, come un Edipo che vaga accecato e coi coglioni girati. In tutto si svolge in quella caverna mitica di riverberoni chiamata Shoegaze, nella quale tanti poeti-cantori prima dei Broken Water hanno mosso le vicende dei loro eroi: qui siamo alla deriva sporca e maledetta di stirpe Loop e del lato marcescente dei Jesus and Mary Chain. Ma solo per quanto riguarda la frittura noise della chitarra, la sporcizia paludosa del suono, la batteria lasciata un po' dietro e il mood francamente cupo.

Perché per il resto le Broken Water sembrano guardare più ai margini fuori dal loro genere, più al lato alternativo, più ai Dinosaur Jr. dei primi tre lavori, al netto delle dinamiche micidiali di Murph e a parte la ballata finale, Kamilche House, che è forse l'unico shoegaze ortodosso. Così, Memory potrebbe più o meno stare in Bug, e la voce trasandatissima di Abigail, la bassista, riesce nell'impresa - non facile, per una donna - di ricordare J Mascis. Ma il lavoro del basso è pazzesco: scuola Lou Barlow, senza dubbio; quella scuola che ti insegna a lavorare con la saturazione, ché quando lasci andare il gain sul basso, puoi prendere il Big Muff - tra l'altro è pure scarso, quello per basso - e venderlo ai pivelli. Ma non sono così informato sul setup di Abigail, quindi sto lavorando solo d'orecchio e potrei tranquillamente sbagliare. E ancora, il Lou Barlow Sebadoh torna nel timbro di Jon e nella linea vocale emotiva e stonatina di Say What's On Your Mind, con le sue sfuriate fuzzose e lo-fi in stile Bakesale. Sembrano guardare ai Dinosaur Jr. anche e soprattutto per il modo di gestire la configurazione a tre, col basso sovrabbondante e il chitarrismo in costante creazione che a tratti costruisce, a tratti butta giù, mai domo.

La ieraticità di Heal parte da un drone di basso e non ti molla, mentre la chitarra cala improvvisa dall'iperuranio e devasta, per esaurirsi negli armonici e nel tremolo di un finale che ricorda da vicino le spigolosità scazzate dei Polvo, di certi Tsunami e di tutto quel filone americano alternativo radicale.

Quando si rompono le acque di Olympia, vengono fuori dei power-trio di femministe senza i controcazzi, ma che suonano alla grande - pare. Levate Jon, il chitarrista, che i controcazzi ce li ha, ma pure i capelli lunghi. Sono passati cinque anni da questo disco, che poi si esaurisce in una mezz'ora per otto pezzi; le Broken Water sono ancora in piedi e i tempi dovrebbero essere maturi per un nuovo lavoro sulla lunga distanza. Attendetelo con fiducia.

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