Lou Reed e Edgar Allan Poe, un connubio alquanto insolito vista soprattutto la distanza cronologica che separa i due. Una notte di Halloween di qualche anno fa, Lou Reed ebbe una sorta di rivelazione, sentì che fra lui e lo scrittore vissuto nella prima metà dell'800 c'era un punto di contatto. Lou Reed è sempre stato affascinato dal soprannaturale e da una certa dose di ossessività, che hanno finito per caratterizzare anche la sua opera musicale, fin dai tempi dei Velvet Underground. Uno psicologo direbbe che la sua esistenza fu segnata da bambino, negli anni '50, quando i genitori lo fecero sottoporre ad un trattamento di elettroshock per sedarne lo spirito turbolento. Noi diremmo semplicemente che tale tratto della personalità del cantante è probabilmente il punto di contatto scoperto in quella lontana notte di Halloween. Un punto di contatto che Lou Reed ha già preso come pretesto per allestire anni fa una pièce teatrale dal titolo "POEtry" con il regista Robert Wilson.
Nel 2003 il sodalizio fra il musicista e lo scrittore continua con The Raven (Il Corvo), un doppio cd frutto proprio di quell'esperienza teatrale. Il titolo prende il nome dalla poesia omonima di Edgar Allan Poe e sembra coniugarsi alle domande che più frequentemente hanno tormentato il musicista americano: "perché sono spinto a fare quello che non dovrei? Quello che è sbagliato? E poi, cosa è sbagliato e cosa non lo è?". Ecco dunque il punto di contatto fra Reed e Poe: il tormento tra il desiderio di sopravvivenza e l'istinto di autodistruzione.

Il disco alterna la musica al recitato, il rock più reediano, che si spegne in un gospel e riemerge sotto forma di funk, alle diverse voci che compongono il parlato. Un disco ricco, pieno di idee e di suoni. Una scoperta dopo l'altra, un vulcano in continua eruzione. Forse troppo ricco dal momento che ne è uscita anche un'edizione "ripulita" in gran parte dei pezzi recitati.

Poe morì a soli quaranta anni, poco dopo aver pubblicato la raccolta "Il Corvo e altre poesie", cedendo al vizio di bere che lo portò in ospedale colpito dal delirium tremens. Reed traduce in rock quelle ossessioni, avvalendosi del quartetto formato da Mike Rathke, Fernando Saunders, Tony Smith, Friedrich Paravicini, e di una schiera di ospiti che vanno da David Bowie a Steve Buscemi per il recitato.
Il doppio cd è più di un omaggio allo scrittore statunitense morto centocinquanta anni fa; è il frutto di un vero e proprio connubio, come potrebbe avvenire fra due artisti che si ritrovano a condividere un tratto delle loro esistenze, una fusione di anime, anime tormentate e in bilico fra il dolore e il piacere. E siamo convinti che Edgar Allan Poe, se fosse vissuto oggi, si sarebbe riconosciuto appieno nella musica del suo conterraneo Lou Reed.

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