Quinto album per questa band che continua sulla sua scia di alti e bassi.
Mentre l'omonimo, 'Placebo', e 'Black Market Music' erano buoni album con alcune bellissime idee, il gruppo è poi scaduto con 'Sleeping With Ghosts', un album che potremo definire molto prevedibile in quanto si limitava a ripetere lo schema fisso che già conoscevamo, con alcuni pezzi assolutamente inutili.
Questo nuovo 'Meds' è a metà strada tra i vecchi fasti della band e quel mezzo fallimento che io considero il loro penultimo lavoro. Tra elettronica, riproposizione del loro vecchio stile e qualche innovazione (anche qualche duetto), troviamo un album solo per i fans sfegatati del gruppo, che non offre assolutamente nulla di nuovo a chi ha già sentito tutta la produzione passata dei Placebo.
Vediamo... il disco si apre con Meds, una canzone che sa fin da subito di già sentito, con i classici riff acidi Placebo, e un duetto con VV dei Kills; il disco prosegue con una canzone priva di identità, Infra-Red, un pezzo con un alcuni spunti elettronici però troppo anonimo anche per gli standard della band; Drag invece, come Meds, è il classico pezzo Placebo, con le classiche scale vocali e le stesse sonorità di cui hanno sempre fatto sfoggio - niente di particolare quindi, neanche per quanto riguarda il testo; passiamo a Space Monkey, una canzone più introspettiva e dominata da elementi di sperimentazione elettronica e effetti vocali; segue Follow The Cops Back Home, una canzone dai toni già piu pacati, ma è l'ennesimo pezzo senza nulla di nuovo, anche se risulta per ora il più piacevole.
Post Blue, sembra quasi un pezzo alla Linkin' Park, che non perde subito la sua efficacia grazie alla voce di Molko, che da un po di vigore ad un pezzo che musicalmente sa di scadente; Because I Want You... l'ennesimo pezzo alla Placebo, molto commerciale che vedo probabilmente come singolo nonostante la finta cattiveria che i Placebo vogliono simulare; Blind, costruita su una base elettronica che definirei elementare, è finora la canzone più lenta, direi la classica serenata che ritroviamo in ogni album - interessante fino a un certo punto.
Passiamo ad una vera e propria ballata priva di chitarra elettrica, dove Molko si lancia in un uso alquanto melodico della sua voce, con una mezza riuscita, è Pierrot the Clown; segue un duetto che sulla carta potrebbe essere interessante (canta con Molko, Stipe dei R.E.M.), che diventa fin da subito la classica canzone Placebo che ormai sappiamo a memoria - Broken Promise, una canzone in cui il duetto dei due non risulta neppure tanto originale, con i due spesso a coprirsi a vicenda; One of A Kind, forse l'unico pezzo un po' alternativo finora, finisce alla lunga per sembrare una canzone dei nuovi Depeche Mode, con un distorto a cui avrei sinceramente preferito qualcosa di più leggero.
In The Cold Light of the Morning, introdotta da un bellissima melodia di synth che fa subito capire i toni introspettivi del pezzo è un pezzo quasi Trip-Hop, abbastanza interessante rispetto a molte altre canzoni dell'album; Song to Say Goodbye, una canzone che sembra messa apposta in fin di album per concluderlo nella sua mediocrità; niente di nuovo neanche questa volta.
L'album è alla fine il classico album che quasi tutte le band che vogliono riproporsi senza cambiare nulla è: una ricerca di continuare senza cambiare profilo che finisce nella noia e nel ripetitivo, nel già sentito; l'album è quindi consigliato solo ai fans sfegatati, ma sicuramente a nessuno che voglia sentire i Placebo da zero.
Carico i commenti... con calma