L'asfalto nero cotto dal sole, sudicio e catramoso, una lama nera che taglia di netto il diserto scintillante di giallo e rosso, come follia e passione, dove scivola muta una macchina che viene da lontano.
Una scia plastificata, ecco a cosa si riduce californication, il relitto di un serpente invecchiato e stordito, che ha cambiato pelle, ma che non riesce piu ad ipnotizzare con i suoi sonagli.
Un album da dimenticare, chi li ha conosciuti in passato o chi li vuole davvero capire fara meglio a cercare altrove, magari fra i cactus giganteschie spinosi di Mother's Milk, fra le dune selvagge di fuoco di Blood Sugar Sex Magik, o fra i miraggi amati e rinnegati di One Hot Minute, ma comunque convenga di restare in quel polveroso deserto d'oro, immensamente fertile, ricco di virtuosismi, di energia concentrata, che sulla via patinata che ci propongono ora non si possono nemmeno annusare, se è concesso annusare una canzone.
I capitalisti delle note avranno fatto fortuna, grazie a Scar Tissue, Parallele Universe, Otheriside, ma tali episodi non permettono al disco nemmeno di essere mediocre: il funk è surgelato, preconfezionato, quasi da museo, non lo si puo toccare, nemmeno guardare, impossibile pensare di ascoltarlo. Si sfiora il patetico. Purtroppo il ritorno di Frusciante passa in secondo piano, la preoccupazione dei Red Hot è di piacere e a qualcuno piaceranno.
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