In attesa del prossimo disco dei Peperoncini, vado nell'archivio a cercare qualcosa di vecchio dei Peppers, così mi ritrovo tra le mani l'ultimo vero disco della band Californiana. Il disco è datato 1999 e segna il ritorno a nuova vita di John Frusciante, l'anima del gruppo, il genio. Anche se non molto dotato tecnicamente, è innegabile che il ragazzo sia l'elemento più importante dei Chili Peppers. Fatto sta che il ritorno del grande John coincide con la rinascita artistica dei Red Hot.

Il disco si apre nella maniera più travolgente e pazza possibile: note di basso distorto a cui si accompagna una chitarra rockeggiante e una batteria schiaccia-sassi, il tutto condito dall'urlo liberatorio e gioioso allo stesso tempo di Anthony. È "Around The World" un brano assolutamente tosto con un basso funkeggiante come ai bei tempi. Questo primo pezzo unisce quindi un basso tipicamente funky con una chitarra molto rock, il risultato è qualcosa di davvero travolgente. "Parallel Universe" ha una struttura di basso e chitarra molto interessante e subito possiamo notare come il sound, in questo disco sia più orientato verso il rock, mentre il funk è distribuito col contagocce: la seconda traccia è la conferma di quanto detto finora. "Scar Tissue" inizia con un duetto tra la chitarra e il basso a cui si aggiunge il testo molto interessante di Anthony e la solita, grande, prestazione della batteria di Chad Smith: un pezzo da ascoltare a occhi chiusi immaginando di viaggiare verso luoghi isolati, il testo è violento, vero e ironico. Da segnalare la grande prova di John che qui ci delizia con una serie di assoli straordinari che ci fanno capire quanto sia importante nel sound dei ragazzi. "Otherside" è un altro pezzo abbastanza rock, che anche qui inizia con un gioco tra la chitarra e il basso di Flea, sicuramente uno dei pezzi più riusciti all'interno del disco. Ritorniamo a territori più funkeggianti con "Get On Top" che ci riporta indietro di quasi vent'anni, quando i Peppers facevano funk duro e puro, brano da pogo generale!

"Californication" è un ritorno a suoni più rock, con quell'intro di chitarra bellissimo accompagnato dal solido basso e dalla tostissima batteria, altro pezzo che merita moltissimo, all'epoca ebbe un grandissimo successo. "Easily" è molto travolgente con il cantato molto aggressivo del cantante e le schitarrate di John, che ci regala una grandissima prestazione, come sempre. "Porcelain" sembra quasi essere da ponte tra la prima parte del disco e la seconda: siamo davanti a un pezzo insolito per i quattro, una ballad struggente, semplice e molto breve, brano da ascoltare in solitudine: emozionale! "Emit Remmus" è l'ennesimo brano rock, come sempre aggressivo e suonato alla grande dalla band, anche se questo può essere considerato uno dei brani meno riusciti del cd. "I Like Dirt" è un bel pezzo funky e ci dimostra che i quattro, nonostante l'età, ci sanno ancora fare, regalandoci un pezzo scanzonato e divertente come questo. "This Velvet Glove" ci riporta a suoni più pesanti, il pezzo è di sicuro impatto, con un ritornello che si stampa in testa molto facilmente. "Savior" è un pezzo che non dà più di tanto, passa inosservato. Il disco quindi sembra chiudersi senza grossi colpi di scena, ma abbiamo ora un trittico finale di tutto rispetto: "Purple Stain" è il perfetto matrimonio tra suoni rock e funk, il testo è anche qui, molto ironico e gli strumenti di John e Flea si fondono per regalarci un pezzo di forte presa e di grande impatto! Certamente anche questo è uno dei migliori pezzi del disco. "Right On Time" fa capire che i peperoncini vogliono chiudere alla grande, pezzo che potrebbe essere quasi punk per velocità e durata (due minuti scarsi), il ritornello si basa sulla voce in falsetto di John e il cantato funkeggiante di Anthony, con il basso di Flea che lavora alla grande. Quando sembra che i capolavori siano finiti, ecco che sbuca "Road Trippin", vera gemma del disco, brano acustico suonato senza batteria, godibile soprattutto nei lunghi viaggi di piacere. In esso esplode la voglia di vivere del gruppo, un finale che lascia a bocca aperta e con un sentimento di grandissima tristezza dentro...

Questo disco segna il ritorno ai grandi fasti dei Peppers, e il ritorno alla vita (artistica e umana) del grandissimo John Frusciante. Il disco merita tutti gli elogi e tutte le lodi possibili, anche se qualche pezzo (Savior e Emit Remmus) potevano risparmiarselo, se cosi fosse stato, ci troveremmo dinanzi a un capolavoro del rock di fine millennio. Sono passati sette anni da questo (quasi) capolavoro, e ancora attendiamo con ansia il seguito...

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