La salinità dell'aria.
Penso a questo ascoltando "Ocean Beach" e, seguendo le libere associazioni guidate dall'assonanza dei titoli, mi ricordo di un'altra spiaggia, quella di Neil Young, 1974. Mi chiedo da cosa dipenda questa affinità emozionale tra due dischi tanto lontani e mi torna in mente la copertina di "On The Beach". Quanto vento. Piuttosto normale aspettarselo in riva all'oceano, ma c'è qualcosa di innaturale in quel paesaggio che non dipende dalla violenza del vento, né dalla Cadillac sepolta, ma dagli odori invece.
Manca appunto la salinità, quella leggerezza minerale di cui si carica l'aria marina non riesco a sentirla, perché probabilmente è un vento urbano, denso, passato attraverso strade e marciapiedi, più simile alla consistenza dell'aria ferma nelle cantine che alla volatilità di una brezza. Non è ancora arrivata la stagione del mare.
E' proprio il vento ad unire i due dischi. Immerso nelle stesse condizioni atmosferiche, Kozelek respira lo stesso ossigeno desalinizzato.
La differenza tra "Ocean Beach" e i lavori precedenti si gioca sul filo sottile che divide la tristezza dalla malinconia. Una manciata di gradi di separazione ma che sortiscono cambiamenti sensibili. Perchè la tristezza è una sensazione statica, ti narcotizza inchiodando al presente, mentre quella vaga e intima mestizia che è la malinconia lascia la libertà sufficiente per percorrere lo spazio emotivo e raggiungere i ricordi. Ed eccoli affiorare, lievi come solo le immagini morte sanno essere, sono dettagli ordinati di un insieme ancora da decifrare.
Non si sussurra più , Kozelek si abbandona ad un canto, ancora delicato, ma più pieno e corposo accompagnato da chitarre gentili che disegnano melodie purissime. L'iniziale "Cabezon", con il suo incedere spensierato, ci avverte subito che qualcosa sta impercettibilmente cambiando; "San Geronimo" e "Over My Head" confermano l'impressione. Ma sono gli archi che impreziosiscono "Summer Dress", il piano dimesso di "Drop", o "Red Carpet" sporco di un dolore ancora fresco a ricostruire con il tessuto della sconfitta quella coltre di poetica disperazione, forse adesso meno spessa, ma dal cui peso Kozelek non riesce a liberarsi
No, non è ancora arrivata la stagione del mare. Forse questa volta però, non è così lontana.Carico i commenti... con calma