I Red Red Meat, band di Chicago che è stata attiva dal 1991 al 1999, proponevano, inizialmente, un rock dalle sonorità grunge fortemente influenzato dalla musica blues. Influenza che col passare degli anni diventerà sempre più significativa e caratterizzante, grazie alla passione del leader Tim Rutili per le radici della musica americana e al suo desiderio dei riscoprirne il valore e le profondità sotto una luce e una forma tutta nuova.
"Bunny Gets Paid", pubblicato per la Sub Pop nel 1995, vede la luce durante il lungo e frenetico tour del precedente lavoro "Jimmywine Majestic". Assestata la formazione a seguito della dipartita del chitarrista Glenn Girard, i Nostri partoriscono quello che, a giudizio di chi scrive, è tra i migliori album rock degli ultimi vent'anni. Questo disco, infinitamente malinconico e romantico, suona, volendo adagiarsi sul facile gioco dei rimandi, come se i Rolling Sones avessero abusato un pò troppo di valium. Le atmosfere narcotiche e svogliate, la psichedelia latente, l'ansia per l'attesa di un qualcosa che probabilmente non accadrà sono solo alcune delle sensazioni e delle caratteristiche che trasmettono gli undici brani di BGP. Brani che, nonostante siano sorretti da un songwriting robusto e maturo, si presentano nella loro versione finale in un assetto di costante precario equilibrio; fragili, indifesi e sinceri nel loro divenire, tra un sussurro di voce, accordi "aperti" di chitarra, percussioni ipnotiche e suoni e rumori che sembrano provenire da un altro pianeta, il tutto sapientemente confezionato dal produttore/polistrumentista Brian Deck. Da antologia la prima parte dell'album; più sgranata la seconda.
Scelgo di non indugiare sulle singole canzoni di questo capolavoro per non rivinare la sorpresa all'ascoltatore e per non sezionare inutilmente un lavoro che va apprezzato nella sua interezza.
BGP resta, col passare degli anni, un disco di una bellezza inafferrabile e un ascolto consigliato per tutti gli amanti della buona musica; mi sembra, però, doveroso segnalare che, per l'eccessiva lentezza di alcune composizioni e la generale ritrosia dell'opera a farsi piacere sin dai primi ascolti, la stessa potrebbe non incontrare i gusti del grande pubblico. Questo, per motivazioni solo accennate in questa recensione, é stato, è e sarà sempre un disco di nicchia.
"Bunny Gets Paid" è stato ristampato dalla Sub Pop nel 2009 in una edizione deluxe contenente un secondo cd di sette brani inediti che risulta, ahimè, alquanto inutile, nulla aggiungendo al disco del 95. Molto curati, invece, sia la confezione che il booklet.
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