Come si dice, lì da te, promessa non mantenuta? Perché qui, a casa mia, si dice Red Rockers.
E come si fa a passare da quel mezzo capolavoro che è “Condition Red” a quelle ciofeche che tirarono fuori immediatamente dopo, come si fa a passare da un innodico combat-rock ad una new wave fru-fru che parevano la versione impresentabile degli Spandau Ballet, io ancora non me lo spiego.
Se poi ti prendi il nome da un brano dei grandissimi Dils – quelli che per qualcuno erano gli Everly Brothers punk e per tutti gli altri i Clash statunitensi – è come se fai baluginare davanti agli occhi di chi ancora ci crede il futuro di un rock’n’roll senza compromessi ed è pure scontato che suoni in un certo modo, quel modo che “Condition Red” esprimeva benissimo.
Mi facevano pensare tanto ai Social Distortion di “Mommy’s Little Monster”, i Red Rockers di “Condition Red”, se solo sostituivo una spicciola filosofia politica ingenuamente rivoluzionaria all’epica e alla poesia stradaiola di Mike Ness, per quella voglia fuori dal tempo di resistere alla montante, furiosa marea hardcore e continuare a sventolare il vessillo di un punk’n’roll smaccatamente settantasettino, abbarbicati ai piloni del ponte della torre più spesso che alle sbarre del cancello dorato. Poi, è vero che i Social Distortion partivano dai Clash per arrivare a Johnny Cash mentre i Red Rockers non andavano oltre gli Stiff Little Fingers, nonostante il rifacimento di “Folsom Prison Blues” (con Jello Biafra al microfono), però la famigerata attitudine, quella era proprio la stessa, e di meglio di quei due album all’alba degli ‘80 per me non ce n’era.
Di attitudine straborda il lato A, sei brani, sei piccoli classici nella storia breve ma intensa del punk rock, su tutti “Guns Of Revolution” e “Grow Up”; e di attitudine straborda pure il lato B, con un crescendo finale, dall’omonima “Condition Red” alla bellissima “Live Or Die”, dove i Clash sono tanto ma tanto di più che una semplice eco, una presenza fisica molto più che uno spirito che aleggia nello studio di registrazione.
Cantavano convinti «Die rocker, die red», i Red Rockers di “Condition Red”, sono finiti con una sottospecie di hit su MTV, se gli è andata di schifo o di lusso mica lo so.
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