Abbiamo due cavalli di razza e ci puntiamo sopra una buona somma di denaro. Questo perché Tommaso "Qzerty" Danisi e Piero "Peet" Pappalettere, anime tuttofare del duo "Redrum Alone", hanno le due più interessanti doti reperibili in una "band" (non ce ne vogliano) dei giorni nostri: spessore musicale e ampi margini di miglioramento. La loro è una storia meridionale curiosamente costellata di vocoder e sintetizzatori electribe, un'anamnesi musicale intrisa di elettronica appassionata e competente che appare trovare oggi rari interpreti nel panorama italiano: in una Bari tradizionalmente infeconda e ora inattesa cornice musicale è nel 2006 che Tommaso e Piero hanno iniziato a mettere a punto le prime idee compositive facendosi forti delle ottime conoscenze musicali riguardanti Electro-pop vintage, Trance anni '90 e Intelligent Dance Music. Il primo tassello è l'EP "Patchcord" del 2007, modesta e non velleitaria lettera di presentazione contenente tre discreti pezzi dai sentori techno-IDM e due mix: un inizio in punta di piedi capace però di dare un'esauriente idea della sostanziosa consistenza elettronica del duo pugliese, tutto intento ad eviscerare le potenzialità della più moderna e tribale macchina da guerra sintetica. Un biglietto da visita intrigante e di tutto rispetto nello scarno panorama italiano pieno di rockers principianti e collettivi politicizzati difficilmente in grado di formulare proposte musicali degne di nota.
Questa somma la puntiamo alla luce dell'ultima piccola fatica di Qzerty e Peet, il sagace EP "My First Kernel Panic" uscito nell'ottobre del 2010, prosieguo e sviluppo delle idee musicali già presenti in "Patchcord" di tre anni prima, consistentemente denso di nuove sensazioni elettroniche ed influenze funk, benché, è da dire, troppo esiguo anche nelle sue velleità di extended play. Diciamoci la verità: Fractured Reality, che apre il disco, è una piccola bomba ad orologeria, mirabilmente indovinata nel pescare perfettamente nell'electro-pop anni '70 dei Kraftwerk e nel funk coevo di gruppi come LCD Soundsystem e !!!, assolutamente meritevole di più di un orecchio di attenzione per la facilità con cui sciorina un motivetto da hit degno dei migliori club alternative. OniricAct Part3 e OniricAct Part2 sono parti ben diverse dello stesso intero: languida e sospesa in un incedere robotico la prima, vagamente animata da sentori Electronic Body Music la seconda, il cui cantato di Qzerty sembra cercare ispirazione nei vocalizzi ruvidi dei Front 242. E' questo aspetto verboso quello che meno convince, tale da rendere User Interface una prova interessante nelle intenzioni, prolissa nell'esecuzione (anche se l'enumerazione iniziale, a cui forse manca un po' di mordente, sembra ben ricordare i Chemical Brothers più in forma): più spazio alla bassline non avrebbe per niente guastato. Chiude il tutto un intrigante mix di OniricAct Part3, che sembra poter competere con Fatboy Slim e Soulwax.
Questa somma, come detto, va puntata senza meno, perché i tempi lo permettono: siamo giusto all'inizio di un percorso che autorizza a pensare in grande. Le aspettative, non irrealizzabili, sono due: una minore verbosità didascalica e un doveroso lavoro sulla distanza che assommi un'ora filata di musica, meglio ancora se condita da una maggiore dose di convinzione.
Sulla ruota di Bari si gioca un ambo senza esitazioni: un incentivo di incoraggiamento per i Redrum Alone, con la speranza di poterli vedere in un prossimo futuro animatori di una scena elettronica, quella italiana, che ha assoluto bisogno di nuovi interpreti capaci di non cedere alle sirene della canzonetta facile.
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