Proviene dalla scena anti-folk newyorkese questa brillante cantautrice di origine russa, paragonabile per estro e talento a ben più celebri colleghe del calibro di Tori Amos, Cat Power e Ani Di Franco.
Con questo terzo lavoro intitolato Soviet Kitsch l'erudita conoscenza del suo strumento (il pianoforte) viene trasfigurata in eclettismo allo stato puro grazie alla sapiente miscela di liriche surreali ("Carbone Monoxide", "The Flowers", "Chimo Limo") che sfociano in velata denuncia agli obsoleti status symbol statunitensi ("Poor Rich Boy"), e storie di ordinaria sofferenza ("Ode to Divorce", "Sailor Song").

Regina Spektor possiede una versatilità canora che scivola leggera tra le 11 tracce del disco quasi si trattasse di un puro divertissement, suonato e interpretato con una naturalezza che ha dell'incredibile, non a caso c'è posto anche per una killer punk-rock song da pogo ("Your Honor") smontata e rimontata a suo piacimento nell'arco di 2m e 10s con diversi cambi di tonalità.

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