Brutta bestia, il r'n'r. Quando pensi di averla domata, ti azzanna a tradimento alla giugulare. Eh sì perché si può civilizzare quanto si vuole una fiera, ma l’istinto animale prevale; il r’n’r, quello vero, non lo si addomestica per molto, anche seppellendolo sotto una valanga di synth; lui prima o poi si vendica e ti infila il Casio su per il culo, obbligandoti a osannare il caro vecchio Farfisa.
E per suonarlo bene il r’n’r, bisogna avere la faccia, oltre che le palle, da rocker. Greg Cartwright (a.k.a. Greg Oblivian) ha ovviamente entrambe, e i suoi compari dei Reigning Sound non sono da meno (basta buttare un occhio alla foto di gruppo nel retro del vinile). Attenzione a non considerare i Reigning Sound come gli “Oblivians dei poveri”, ma come una versione malinconica degli stessi, al cui sound vengono tolti gli schizzi di fango e la foga punk, aggiungendogli un surplus soul e R&B (non QUEL R&B) tipicamente afroamericano.
Potete ascoltare “Love And Curses” ed etichettarlo frettolosamente come il solito disco garage-r’n’r e potreste anche avere ragione, perché di oggettivo in musica c’è ben poco. Ma vi fermereste a giudicare un regalo solo dalla confezione? Spero di no, perché vi perdereste una delle migliori mezz’ore di questi ultimi (magri) anni. Greg ama rimestare nel torbido delle relazioni amorose, canzoni d’amore infranto, cantate e a volte urlate, sfoggiando un ugola dalle venature soul troppo spesso sommersa dalle registrazioni programmaticamente lo-fi degli Oblivians.
“Break It”, “The Bells” e “Debris” sarebbero, in un mondo migliore, inni imperituri all’amore irrisolto, quello che rincorri ma che non vuoi realmente raggiungere, ossia l’unico amore vero. Quello ideale. “Something To Hold Onto” e “Love Won’t Leave You A Song” rappresentano il paradigma (coi pro e contro del caso) della perfetta “torch song”, mentre “Polly Anne” cuce una melodia beatlesiana addosso ad un Hammond caldo come un cuore sofferente. Doveroso menzionare almeno tre canzoni che da sole valgono il biglietto dello spettacolo: forse “If I Can’t Come Back”,la canzone garage-soul DEFINITIVA, con fantasma di Chuck Berry a bussare sulla spalla; “Stick Up For Me”, cover di Sun Glass, sballottata fra foga Sonics e accompagnamento di organo; “Banker And A Liar”, ballata western finale, sguardo lucido e pessimista seu questi tempi bui.
In poco meno di mezz’ora, gioco, partita, incontro. A mani basse disco r’n’r del 2009.
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