Quel fottuto del vecchio zio Raiser c'aveva visto lungo.

In epoca non sospetta, "il disegnatore più irriverente del fumetto francese" (a pochi anni dalla sua morte avvenuta nel 1983 e dopo numerose apparizioni su Linus) viene pubblicato in Italia con una grossa Casa Editrice autorevole in fatto di fumetti. Appare così la saga de "Il Porcone" (1986 Milano Libri Edizione), la storia di un over 40enne sfatto, bolso, spettinato. puzzolente, fisicamente orrendo e perennemente in mutande (con l'inmancabile palla che gli esce) che ne dice e ne fa di tutti i colori. Un anti-eroe per eccellenza quindi, cugino del vecchio Bukowski e del Grande Lebowski (la rima è casuale, ma il secondo non esiste se non nell'immaginario di tutti quelli che hanno adorato l'omonimo film dei fratelli Coen).

Il Porcone è una bomba di irriverente trasgressione, politicamente scorretta e a tratti fastidiosa ed è forse per questo che mi sta troppo simpatico: scoreggia in ascensore poco prima di scendere guardando dritto negli occhi, con aria sorniona, le persone che si sorbiscono le loffie appena mollate, tocca le palle a un cieco che fa la carità, finge di provarci con le anziane bagascie di un circolo ricreativo, sbeffeggia le guardie inglesi, piscia dal trampolino nella piscina comunale, tenta un approccio sessuale con un canguro allo zoo e altro ancora, in una continua saga di scorrettezze e bischerate fini a se stesse dove il sesso (spicciolo, volgare e pretestuoso) la fa da padrona.

Grezze gogliardie di un omone rimasto mentalmente un bambino di 7 anni

Eppure, il personaggio entra dritto nelle simpatie del lettore. Il tratto grezzo, informale, buttato di getto dall'autore ne sottolineano l'immediatezza e la spontaneità, come a rimarcare storielle nate quasi d'istinto, riversate direttamente "in bella" senza nemmeno una matita a delinearne le forme o un canovaccio a guidarne le battute.

Tavole quindi sconnesse, irregolari, con bianchi e neri disequilibrati e dati con pennino e inchiostro liquido sbavato in più punti, come "spennellate di catrame su una stradina buia, sconnessa e a senso unico". Difficile non subirne il fascino disincantato e volgare di un personaggio che, in un trasfert inconscio col lettore, si permette le cose che chiunque (almeno una volta nella vita e in un impeto di anarchico menefreghismo), avrebbe sempre sognato di fare: contro le istituzioni, il buon senso, la Chiesa, il sistema e il sano vivere civile.

Infantile? Si.

Volgare? Certamente.

Inutile? Probabilmente si... Ma per una mezz'oretta ameno, godetevi le imprese spassose di questo essere depravato e schifoso, senza arte né parte, senza etica né morale, che agisce e si muove come un animale allo stato brado a disinnescare le regole di bon ton e correttezza che si annidano nella nostra società civile.

Vi chiedo mezz'oretta soltanto; il tempo di farvi qualche sana risata liberatoria, richiudere il libro e ritornare alla vita frustrata di impiegati di banca, studenti modello, casalinghe disperate o tossici internettiani.

Saremo sfigati come prima ma almeno, un po' più consapevoli, disincantati e .... Con un cenno di sorriso tra le labbra.

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