Il progetto [re: jazz] giunge alla terza produzione, [re: mix] escluso. L'evidente differenza rispetto ai primi due album è l'esigua presenza di ospiti a supporto della formazione base, ormai collaudata e pronta a rischiare il volo.  

L'overture è carioca, a tinte forti, come un raggio di sole che squarcia l'autunno gelido sul Ku-damm, segno che certe sonorità non appartengono a meridiani assegnati e che l'effetto serra non è poi così disastroso.
Nell'orchestrale "People Hold On" la voce di Inga Luhing illumina la scena e potenti fiati si alternano a riff di basso in perfetto stile Cotton Club.
Un giro di sax coccolato da morbide note di chitarra segna "Not About Me" in attesa che la voce di Inga riprenda a sussurrare in "Back Home", brano scritto a quattro mani con il pianista del gruppo Mathias Vogh.
Molto bella la cover di "Promise Land", lontana anni luce dalle accelerazioni mood di Cappuccino Kid.
I falsetti  di Ernesto (guest star) e i contrappunti di "Too Many Holes" rivelano la natura di questi ragazzi che fanno jazz e sono cresciuti anche grazie agli Steely Dan.
Nuova cover alla traccia 7, "Rock It" di Herbie Hancock. Tutto molto cool, come da copione; un'ossequiosa esecuzione in perfetto stile jazz.
"Gabrielle" (di Roy Davis jr) è magistralmente interpretata dalla voce di Alice Russel ed è forse il momento migliore dell'album, assieme al brano di chiusura "Plastic Dreams".

Queste tracce scorrono come una leggera carezza mattutina e promettono "semplicemente" una giornata buona.

"Avolteènecessariolasciarelapresaediventarefinalmentenuotatoriaudaci"

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