Suspicion yourself, suspicion yourself, don't get caught...
Potrebbe significare: non farti incastrare, novello ascoltatore degli R.E.M., dalla furia odierna, dalle tanto esasperate critiche su "Around the Sun" o "Accelerate", riscopri la vera essenza della band.
Ma potrebbe anche essere semplicemente l'inizio di una strana canzoncina, lontana qualche mega-parsec da "Leaving New York" o "Supernatural Superserious", che apre un mini destinato a divenire l'incipit per la carriera di una delle band più geniali della scena americana anni '80 (e ovviamente '90, 2000 e mi auguro anche qualcosina oltre...); la canzoncina si chiama "Wolves, Lower", è fresca, apparentemente spensierata, sa di liceo, di arpeggio chitarristico genuino ed estremamente spontaneo, di un rock da radio e non da televisione... Sa di una strofa ripetuta due volte e mezzo, di un nervoso e diretto messaggio, di un ritornello semplice ma delicato in cui traspare perfettamente, quasi nella sua interezza, lo spirito del cosiddetto "college rock". <<House in order... uh-huh, uh-huh...>>
L'album poi potrebbe continuare con una specie di potenziale singolo da estrarre, per la radio e le classifiche, la relativamente famosa "Gardening at Night": brutta qualità audio, effettivamente, per valorizzare paradossalmente un cantato tirato e quasi sforzato, dove la voce del nostro eroe, Michael Stipe, è ancora da sgrezzare, ma si fonde perfettamente con gli arpeggi giovanili di tale Peter Buck, e sfocia in un paio di ritornelli significativi, da dove emerge già qualcosa di quello che gli R.E.M. rappresentano e danno ancora oggi in fatto di emozione e commozione. Perfetto il tappeto zanzaroso e quella ossessiva ripetizione di <<I see your money on the floor...>>
Poi potrebbe starci anche un cavallo di battaglia per i fans più puri, quelli che alle critiche ci badano poco, e alla sostanza molto di più: "Carnival of Sorts (Box Cars)", parzialmente simile, almeno strutturalmente, a "Wolves, Lower", dove però la velocità e qualche disegno e cambio di ritmo in più la fa da maestra... ossessiva anche qui la strofa canticchiata da un Michael che ha paura della propria voce (<<there's a secret/ stygma...>>), ed il ritornello, più spensierato, da ricantarsi un'infinità di volte pensando all provincia americana, ricollegandolo stilisticamente, inconsciamente o meno, dentro di sé, a canzoni fenomenali quali "Radio Free Europe" o "Driver 8". Fenomenale l'urlo in chiusura, che non ti aspetteresti.
Potremmo metterci un pezzo riempitivo, poi, in cui esprimere ancora, con timidezza ed educazione, un po' di rock, un po' di refrain spensierato ed adolescenziale, un po' di nostalgico e introspettivo <<All along the tomb, all along the ruin>> ed il gioco è fatto, avremmo registrato un altro buon pezzo, non fondamentale, ma piacevole quanto basta.
La nostra operetta d'apertura inizia a prendere forma, e noi decidiamo di concluderla con la cosa migliore che ci viene in mente: "Stumble", che cavalca senza pesare su un arpeggio veloce e sognante, simpatico e gustoso. La voce si alza e si abbassa, esprimendo a pieno tutta quella malinconia che a ventiquattro anni si sente per come si stava dieci anni prima... sembra quasi di vedere qualche bagliore del sole riflesso tra le aule ed i corridoi di un rientro pomeridiano al liceo... Continuiamo a giocare con il nostro miglior riff, <<force, field, explorer racing home...>>, non distruggiamo quest'aria fresca e sorprendente fino alla fine, ed il giocoè fatto.
Ottimo inizio per una carriera che avrebbe continuato sulle medesime, ottime, coordinate per ancora un lustro e mezzo...
L'EP è pronto, no nci resta che distribuirlo.
Date un voto a me ed ai miei amici Michael Stipe, Peter Buck, Bill Berry e Mike Mills.
<<We are AR-EE-EM, and this is what we do...>>
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