"Accelerate" aveva fatto da scaldavivande sorprendendo i critici pigri che si erano fermati ai refrain di quelle undici brevi canzoni apocalittiche che riprendevano temi e accordi passati verniciati di nuovo. Le sopracciglia ingenue si sollevavano mentre chi conosceva i polli sbadigliava e cantava per sfinimento.

Per questo nuovo lavoro dev'essere rimasta un pò di quella vernice ma il gioco si fa ancora più teso e tetro e il trucco viene svelato una volta per tutte. Un disco in maschera, citazionista, autoplagiante, dove gli R.e.m. tornano a se stessi senza più scuse. Il cielo tatuato di miracoli non era nello specchietto retrovisore, il mondo non si aspettava rivoluzioni o rivelazioni e avrebbe lasciato volentieri il movimento agli occhi chè anche da fermi si può viaggiare comodi.

Eppure. Le anteprime lasciavano intendere uno strombazzato ritorno alla forma, quello che gli strilloni annunciano ad ogni pubblicazione del nuovo disco di Stipe e soci. Questa volta era addirittura il disco migliore degli ultimi 20 anni. Meglio di "New Adventures in Hi-Fi"? Non scherziamo. In realtà è soltanto una summa degli ultimi 20 anni con Stipe che fa Stipe, poeta colto che cita anche Quasimodo (in "All The Best"), Mike Mills ritorna al ritorno ai cori e Peter Buck maltratta la sua chitarra come farebbe Peter Buck. Anche gli ospiti hanno la parte che avevano nei dischi passati, con Patti Smith che clona se stessa in "Blue", pezzo conclusivo talmente simile a "E-Bow The letter" da sembrare uno scherzo.

A scassinare il disco ci pensa "Discoverer", ottimo rock con un testo cubo di Rubik. A "Uberlin" il compito di far ballare alla Michael Stipe, con la mano che descrive le parole, metacanzone che richiama "She Just Wants to Be" e "Drive". La successiva "Oh My Heart", con tanto di fisarmonica ritorna pari pari a "Houston" anche se questa volta il calco è una continuazione consapevole ("Hear the song, rearranged"), mentre "Everyday is Yours to Win", lento quasi appassionato, riprende il "tick-tock" di "Drive".  Eddie Vedder mugugna in "It Happended Today" ma solo dopo aver letto i credits e l'arte del riciclaggio si allunga anche su canzoni non certo memorabili come "Animal", qui riproposta con il titolo di "Alligator_Aviator", solito rock veloce e muscoloso che in realtà non riuscirebbe a sollevare una lattina vuota. Giochetto appena più efficace in "Mine Smell Like Honey" che resiste due ascolti allo sbadiglio da treno.  "Walk it Back" si segnala pewr l'andamento melenso ma miracolosamente non stanco e la cosa migliore di "Me, Marlon Brando, Marlon Brando and I" è il titolo; per il resto la canzone si segnala per un'eleganza formale che potrebbe crescere con gli ascolti. Di "Blue" ho già detto.

Un disco che risulterà un capolavoro solo a chi  degli R.E.M. ha ascoltato giusto un greatest hits (della Warner, però). Il collasso del titolo è quello che è venuto alla band di Stipe, ora degli onesti artigiani che rifanno sempre le stesse scarpe. A qualcuno piacciono perchè sa che sono comode mentre ad altri potrebbe essere cresciuto il piede.

Il voto non è negativo perchè di pezzi brutti non ce ne sono e una volta messa da parte la delusione resta un disco con buone melodie. Sempre quelle però.

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