1987, Athens (Georgia) è ora di alzare un po’ la voce contro i tiranni del mondo: “il tempo di insorgere è iniziato faresti meglio a riorganizzarti” è partita la protesta! Il “documento” dato alla luce in un momento politico cruciale si apre con questa frase e tutto fa pensare a un concept album basato sulla politica: si pensa bene.

“Finest Worksong”, il “migliore inno lavorativo” parte in tromba, è martellante, caotica, è un avvertimento: nell’album tira questa aria. “Prendi l’istinto per le redini” canta un alterato Michael Stipe; il Frontman non sembra lo stesso che cantava a bassa voce “Radio Free Europe”, ora si è amalgamato al clima del momento. In “Welcome To The Occupation” si descrive (implicitamente) l’occupazione nel Sudamerica e i metodi, non proprio gentili, che furono usati. Nella divertente “Exchuming McCarthy” si gioca sul riesumare il McCarthy del titolo (un senatore che diede la caccia ai rossi nel ´50); la batteria pesta ripetitiva, il basso è marcato e la chitarra è Funky; il brano può anche suonare strano in alcuni momenti, come quando entra un sax, o nei tocchi di piano che fanno capolino ogni tanto, ma il risultato non è male.

Si torna alla normalità, al Rock in “Disturbance At The Heron House” e si arriva alla strana e veloce “Strange” (che coincidenza): Stipe canta con una voce insolitamente nasale e forse è questo il tallone d’achille del brano, perché il resto della Band va alla grande, ma la voce è invadente e fastidiosa. Eccoci alla kilometrica “It’s The End Of The World As We Know It”: Rock senza pretese, pieno di confusione, di parole, di voci che si incrociano, “è la fine del mondo come lo conosciamo, e io sto bene” e ancora “è tempo che passi un pò di tempo da solo”, se uno vuole assistere alla fine del mondo meglio essere soli... se lo dicono loro. La seguente “The One I Love” non è una canzone d’amore, bensi una canzone sul tradimento: “Questa è per quella che amo, per quella che ho lasciato dietro” nel primo verso, ma poi: “un semplice oggetto per occupare il mio tempo” e Buck che sottoscrive, con una bella schitarrata, alla parola “Fire!”.

Si parla di fuoco anche in “Fireplace” bel brano condito da un assolo di sax godibile e da una melodia morbida anche se il verso fa pensare a un qualcosa di apocalittico. “Ligthin Hopkins” riporta alla precedente “Strange” mentre la stupenda “King Of Birds” comincia con uno strimpellamento Country (la chitarra somiglia a un sitar), e una marcia stile Western; regna la malinconica, e nel ritornello si sente dalla voce di Stipe; qui le voci si incrociano ma è sempre quella del Frontman, non c’è Mills a scontrarsi col compagno, il brano più emozionante del cd. Si chiude, col Rock triste di “Oddfellow Local 151”, l’ultimo album dei REM con la Irs; si chiude per molti la prima vita dei Georgiani; la seconda, quella da “venduti” (secondo alcuni), da vere Star, inizierà solo un anno dopo.

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