1986, Athens, Georgia.
Dopo il lugubre, misterioso e cupo “Fables Of The Reconstruction” i “movimenti rapidi degli occhi” sono sull’orlo del baratro: stanno per fare una brutta fine degna di una qualunque meteora arrivata al 3° album. Ma Stipe comincia a esprimere la sua opinione sull’ecologia e sulla natura senza però mettersi in una posizione da “ribelle”: lui dice solo quello che pensa senza guidare nessuna ipotetica armata.
Ecco quindi che nasce un album che viaggia su strade totalmente diverse rispetto al precedente: “Lifes Rich Pageant”; la vita è un ricco spettacolo (non è stato messo, volutamente, l'apostrofo tra “Life” e “s”) l’album pop rock dei Rem che vuole essere country, rock, punk e garage.
“L’insurrezione è cominciata, e tu l’hai persa”, il rock stile Aerosmith di “Begin The Begin” dà il via alle danze: la batteria è forte e precisa; in questo lp vengono messe in risalto le percussioni di Berry che non sono mai in secondo piano, anzi prendono il sopravvento (infatti in copertina si può ammirare il suo volto col fantastico paio di sopracciglia stile “spazzolone”).
Si continua col rock tendente al punk nella successiva “These Days” (non fatevi ingannare dalla tracklist sul retro scritta totalmente in disordine). “Fall On Me” è una malinconica canzone pop incentrata su una melodia fantastica e sull’intreccio vocale tra Stipe, Mills e pure Berry! Qui si parla delle pioggie acide e un triste Stipe canta: “compra il cielo e vendi il cielo, rivolgi le mani al cielo e chiedi al cielo di non cadere su di me”.
“Cuyahoga” inizia con un bel giro di basso, sarebbe stata bene nel precedente lp tanto è folk e scarna; è anch’essa basata sulla storia non proprio felice del Sudamerica.
Se sentite uno scinguettare di uccelli state tranquilli, è solo l’intro di “Henya”, allegra poprock che lascia il posto all’umoristica “Underneath The Bunker”, un simil spaghetti western scanzonato che suona più come una demo dimenticata o una hidden track. Ritorna la maliconia con “The Flowers Of Guatemala” caratterizzata dall’arpeggio di Buck, dalla circolarità della batteria, dal mugugnare di Stipe e dal “La la laaa la laaa” in background; nel ritornello si sveglia l’ottimismo e c’è posto anche per un assolo chitarristico elementare ma efficace. Il country di “I Believe” è un toccasana per l’umore, dopo non si può non essere felici. Il basso perfetto che regge gran parte del poprock “What If We Give It Away?” ci porta al veloce e adrenalinico punk rock di “Just A Touch” caratterizzato da dei tocchi di piano che portano quasi all’ubriacatura musicale.
Ecco la “Wendell Gee” di quest’album: “Swan Swan H” è una acustic song accompagnata da un crescendo di fisarmonica e da percussioni leggere. L'ingrato compito di chiudere un album memorabile tocca a “Superman”, cover di un brano popolare degli anni 60, rielaborato sotto forma di un garage rock felice e spensierato, la cui peculiarità è legata alla parte vocale: Mills canta e Stipe lo accompagna in secondo piano.
Dopo aver descritto un altro capitolo di vita remmiana mi è rimasta una sola cosa da dire… la storia continua.
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