Perché sto recensendo questo album?
Perché voglio tornare sui miei passi: nella recensione di “Murmur” dissi che i lavori dei REM meritano 5 stelle a prescindere; ebbene sono qui per correggermi.
Signore e signori vi presento “Out Of Time” l’album che rappresenta la svolta, i soldi, la popolarità e (checché se ne dica) rappresenta l’eccezione che conferma la regola. Puntualizziamo che il successo di questo cd è dovuto all’80% al mega tormentone “Losing My Religion”, croce e delizia dei nostri.
Altro punto: non è un lavoro scadente ma, caspita, hanno fatto molto ma mooolto di meglio (vedi il successore “Automatic For The People”); ma purtroppo quello che usci dopo non conteneva “Losing My Religion”: ecco quindi che questo album è finora il più conosciuto, il più amato, il più venduto e francamente non ha niente in più rispetto agli altri, forse ha qualcosa in meno.
È arrangiato in stile “barocco” come molti amano dire, ci sono archi, i soliti mandolini, gli incroci vocali etc. “Radio Song” è una bella canzone, stile quasi funk, partecipazione di un rapper, ma non dà emozioni: non è quello che uno vuole ascoltare dopo tre anni di attesa. No comment sulla traccia due, già è stato detto tutto. “Low” è un bel pezzo, nel verso c’è il tono basso di Michael accompagnato da una chitarra addormentata, un organo, dal basso e da un violino; nel ritornello si “sveglia” la chitarra e nello stupendo finale si svegliano anche il violino e la voce di Stipe; sicuramente uno dei migliori brani dell’ album.
“Near Wild Heaven” è solare, allegro, cantato da entrambe le voci; la chitarra arpeggia come al solito; irresistibile il “Pa pa pa paaa pa paaa” nel finale. Una sorta di “Pa pa pa…” regge anche la strumentale “Endgame” che risulta carina, ben fatta ma inutile e anche noiosa.
Ed eccoci alla canzone che si contende il premio di “brano più idiota” insieme a “Ob-la-di, Ob-la-da”: “Shiny Happy People” poteva benissimo essere la sigla dei “Puffi”. In “Belong” il testo è recitato (e non è un granché) e solo nel ritornello le voci cantano dei semplici “Oooh, oooh” che meritano di essere ascoltati . “Half The World Away” è una canzone carina che riporta ai REM semi-acustici del passato (il brano copia “You Are The Everything” di “Green”) anche se il risulato non è lo stesso: è scontato, manca la novità, la verve. “Texarkana” è desertica, on the road: sarebbe stata bene in “New Adventures In Hi Fi”, è cantata (e composta) interamente dal bassista; un bel brano, bello sopratutto il ponte. “Country Feedback” è un brano REM al 100% sullo stile di “Low”: c’è una chitarra suonata in feedback per tutta la durata e il tono della voce è più alto, una perla! “Me In Honey” racconta la gioia di un uomo che sta per diventare padre: tutto il brano è basato su due note e il ritornello è eseguito insieme alla cantante dei B52’s (come in “Shiny Happy People”); qui Michael Stipe tira fuori un bell’acuto.
Un album comunque interessante e da avere assolutamente, ma per favore smettiamola di dedicargli tanti complimenti e attenzioni (poco meritate)!
Carico i commenti... con calma