Un anno fa uno dei concerti più belli....un'esperienza unica, un ricordo indelebile....
REM - Roma, 10 Giugno 2005
Di nuovo nella capitale dopo 10 anni…dal Monster Tour all Around The Sun Tour, un bel salto.
Tante cose sono cambiate, non unica l’assenza ormai da 8 anni di Bill Berry, ma i REM sono sempre gli stessi, nella loro genuinità, nella loro voglia di divertirsi e di divertire.Sul palco poi beh..una garanzia di spettacolo!
Dopo 10 anni di nuovo nel sud del nostro paese, dopo 10 anni la nostra capitale li ha accolti a braccia aperte.
Che sarebbe stato un concerto unico lo si sapeva già, che sarebbe stato così particolare…beh, solo lì ce ne siamo accorti.
Quello che sembrava essersi trasformato da uno stadio in un anfiteatro ha accolto fin dall’inizio note e suoni di rock puro e cristallino per due ore.
L’ apertura con I Took Your Name ci ha appunto ribaltati a 10 anni prima, quando il loro sound e le loro canzoni venivano dal loro ultimo lavoro “Monster” tanto amato e tanto odiato.Un album che hai tempi aveva spiazzato i fans i quali forse non si sarebbero mai aspettati un album così ‘cattivo’ e tanto rock…ma così sexy che è uno dei miei preferiti.
Piccoli problemi di suono ma dopo l’aggressione di I Took Your Name con i suoi anni Settanta il rock sublime continua facendo saltare tutta la Curva Sud dell’Olimpico con WTF Kenneth… ladies and gentlemen… REM !!
La serata dalle belle sorprese incomincia dopo una manciata di minuti quando ”per richiesta” parte "These Days"… il popolo di Stipe ringrazia ancora.
Quando sul palco a esibirsi ci sono i REM tutto è possibile ed è così che la loro canzone più fuori dalle righe assume un fascino particolare, "The Outsiders" viene cantata quasi da tutti (almeno da chi che come me era ai loro piedi ) con Stipe che canta pure la parte di Q-Tip… è divertente.
Ma è ancora tempo per il passato e "Driver 8" chiede ancora una volta, dopo Padova ’03, un canto unico dal pubblico.
E’ il momento di "Bad Day", di ciò che quasi si può definire il rimpiazzo di "End Of The World", e Stipe con le sue movenze, bellissimo da vedere con l’armonica, trasmette elettricità a tutti.
“This next song takes place in New York City” Leaving New York stringe i 15.000 in un coro unico che abbraccia la voce di Stipe che non è mai stata così limpida e chiara.
Lo stavamo dicendo, ne stiamo parlando già da un po’… la serata dalle belle sorprese è appena cominciata ed è così che, mai eseguita dal vivo fino all’inizio del loro tour estivo, ecco finalmente "Leave"…con uno Stipe al massimo che si muove al solito sensualmente e con il pubblico che è ormai dentro un sogno.
C’è ancora tempo per saltare e cantare con "Animal" prima del momento di calma e commozione che verrà dopo.
Accendini in aria, brividi sulla pelle…è il momento di "Everybody Hurts", punto più alto di commozione di ogni loro concerto.Un unico coro, ad una sola voce la Curva Stadio Olimpico canta questa ballata commovente e instancabile…pezzo eseguito divinamente e che alla fine fa ancora saltare e un applauso sembra commuovere lo stesso Stipe.
C’è persino tempo per le dediche, per colui che se li era fatti un motivo di vita, per colui grazie al quale sono andati nella sua città (Catania) a suonare, Stipe dedica la sua canzone preferita dell’ultimo album, "Electron Blue", al suo amico ormai scomparso Francesco Virlinzi.
Ottimamente eseguita è accolta dal pubblico come fosse un classico.
“The song took place in Los Angeles”…Mills al piano, è il momento di Electrolite.Qui si canta e si balla che è un piacere e siamo Martin Sheen, siamo Steve McQueen, siamo Jimmy Dean, Michael è divertito. He is the star tonight!
Lo abbiamo già detto e lo abbiamo persino ribadito, è la notte delle meraviglie ed è così che un po’ di quel meraviglioso disco ("Out Of Time") che non è "Losing my Religion" o "Country Feedback" scende su tutti noi…c’è persino tempo per una bellissima "Me In Honey", e tutti i presenti cantano il ritornello impazziti.
Ora Stipe ha in mano un megafono…lo sappiamo è Orange Crush! Bill Rieflin parte alla batteria come una mitragliatrice e qui è energia pura signori, le mani in aria sono infinite ed è un puro delirio.
“Questa canzone è una protesta contro il nostro governo” così Stipe presenta al pubblico L’Ultima Lacrima, "Final Straw", e la chitarra di Buck è seguita da battiti di batteria e da un urlo che è una presa di posizione arrabbiata di Stipe. Meravigliosa è seguita da tutti.
Il set regolare sta per finire e qui è tempo di avere ancora voce, fiato e forza nelle gambe… arriva ciò che più di qualsiasi altra cosa trasforma un loro concerto in qualcosa che assomiglia ed è un unico inno… "The One I Love, Losing My Religion" ( l’inno mondiale è un momento indescrivibile ) e "Walk Unafraid", canzone preferita di molti, frutto di uno Stipe confuso e di una Patti Smith ancora una volta fondamentale.
Qui la Curva Sud Stadio Olimpico è completamente impazzita, è un esplosione immensa e i 15.000 sembrano 30.000...”that was just a dream”
Insaziabile il pubblico chiama a gran voce i REM durante il Break.
Tornano, e con loro il pop contagioso di "Imitation Of Life" e le voci arrivano oltre i limiti per tutti…
Eccola un’altra di quelle stelle cadute su di noi quella sera del 10 Giugno a Roma … "Get Up" è puro divertimento misto sorpresa e qui il pubblico è giunto al dessert poiché dopo "The Great Beyond" e una ottimamente eseguita Wandrelust le lacrime non si possono fermare…la commozione stringe tutta la Curva Sud, è giunto il momento più alto, troppo atteso, troppo sognato,diventa realtà davanti ai nostri occhi, si concretizza finalmente ed è così che le note che partono sono sue…sono di Nightswimming…un unico fiato sospeso, piangere è normale, perché è lei e finalmente ha toccato con la sua melodia perfetta anche l’Italia. Un applauso toccante ringrazia dopo l’esecuzione meravigliosa di Stipe e Mills teneramente vicini al piano.
La Perla è arrivata, non si sa come ma è arrivata, quattro minuti di commozione. Un ragalo immenso per tutti.
E’ ora il momento della elettrizzante "I’m Gonna Dj" che precede la ormai affermata chiusura di "Man On The Moon" dove ormai tutti cantano, dove tutte le mani si muovono verso Michael e sono gli ultimi intensi salti di un altro concerto indimenticabile.
Palcoscenico del Tour invernale, niente di nuovo, solo due schermi ai lati del palco e poi loro, semplicemente loro: I REM
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