Omaggio al grande Remo Remotti.

Pittore (biennale di Venezia, Berlinale ecc), attore (per citare solo alcuni dei registi con cui ha lavorato: Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Silvio Soldini, Carlo Mazzacurati, Franco Zeffirelli), scrittore e poeta (dopo diversi volumi di poesie ed appunti è in uscita il suo ultimo libro nella collana "Gli struzzi" di Einaudi) nonché uomo di teatro, è di quest'estate la partecipazione allo spettacolo di Lucia Poli che ha girato tutta l'Italia.

Remo Remotti ha compiuto 80 anni pochi mesi fa ed è un'opera d'arte egli stesso. Difficile parlarne, bisognerebbe vederlo. Ama esibirsi anche in discoteca, spesso con il gruppo dei Recycle (al Cube di Roma lo scorso autunno ha raccolto più di mille persone). E' finito in airplay a Radio Deejay con Roma Addio e non ha smesso di essere trasmesso ogni tanto nelle trasmissioni "cult" delle emittenti radiofoniche e televisive nazionali.

Il CD "Canottiere" è una raccolta di performance tratte dai suoi spettacoli, in discoteca e nei pub scalcinati intorno a Roma (non si fa mancare nulla), in alcune è accompagnato dal suo chitarrista Paolo Zanardi, immancabile Roma Addio con i Recycle, altre tracce sono dal vivo, più due tracce per intenditori in cui la base è composta e realizzata dai Bacci Bros. di Londra (autori di Moving too fast di Romina Johnson, produttori di Call me di Dino, autori e produttori dei Soul Alchemy).

Riporto il testo di un suo celeberrimo classico "Mamma Roma (Addio)": poesia messa in musica.

A Roma salutavo gli amici. Dove vai? Vado in Perù. Ma che sei matto?
Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle…
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell'anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione…
Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti…
Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell'orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini…
Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell'Altare della Patria, dell'Università di Roma, quella Roma sempre con il sole - estate e inverno - quella Roma che è meglio di Milano…
Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c'è lavoro, dove non c'è una lira, quella Roma del "core de Roma"…
Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de' Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei "che c'hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma di merda! Mamma Roma: Addio!

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