Italian Gangster è un documentario del 2015 diretto da Renato De Maria.

Illustra le gesta di banditi italiani passati agli onori della cronaca (nera) nel secondo dopo-guerra italico.

Ezio Barbieri (1922-2018) “Il capo della banda dell’Aprilia nera”. Divise la cella con Sante Pollastri (sante il bandito mette proprio paura).

Paolo Casaroli (1925-1993) “Il capo della banda Casaroli”

Paolo Cavallero “banda Cavallero alla barriera di Milano”. Nel ’68 è interpretato da Gian Maria Volontè nel film “Banditi a Milano” di Carlo Lizzani. Passerà 25 anni in carcere.

Luciano De Maria (1930-2010) celebre per la rapina del ‘58 in Via Osoppo al porta-valori, con la vecchina che passa in mezzo ai rapinatori e li apostrofa “andate a laurà!” e il De Maria nel mezzo della sparatoria le risponde “signora, ma stiamo lavorando!”.

Horst Fantazzini (1939-2001) il rapinatore gentiluomo, criminale prima, scrittore poi.

Luciano Lutring (1937-2013) col mitra nella custodia del violino, diventerà un pittore.

Interessante la struttura del documentario. I 6 personaggi (in cerca d’attore) sono interpretati da 6 giovani attori, appunto. Li conosciamo attraverso i loro racconti e le loro voci che sono il frutto di varie interviste che i veri banditi hanno effettivamente rilasciato all’epoca a giornalisti del calibro di Enzo Biagi e Indro Montanelli. Durante i racconti (alternati, ciascun bandito aveva la sua banda e la sua zona) vengono inserite immagini di repertorio, oppure immagini di film che non necessariamente sono attinenti alle loro vite ma che in un certo qual modo sono riconducibili a quel periodo storico.

In un arco temporale di circa vent’anni questi banditi misero a segno molti colpi milionari, talvolta senza sparare un colpo “la rapina perfetta del De Maria” 590 milioni rubati.

Operarono nel nord Italia, tra Torino, Bologna e Milano.

Attraverso le loro testimonianze non emerge un quadro psicologico “classico” che vuole, spesso e volentieri, che un criminale diventi tale per motivi legati alla povertà, ad un ambiente difficile, ad un lavoro che non si trova, alla mancanza di una famiglia alle spalle. Certo l’Italia del dopo-guerra era ridotta in macerie ma i banditi molto “onestamente” raccontano di essere diventati tali per “vocazione” più che per necessità o addirittura per caso, si veda l’esordio criminale del De Maria: «Un giorno mia zia mi chiese di andare a pagare una bolletta alle poste. Io andai. Ma l'impiegato era lento e detti un pugno sul bancone. Nel movimento si vide la finta pistola che portavo sotto la cintura. L'impiegato credette che fosse una rapina e mi consegnò i soldi. Io pensai: “È così facile?”. E me ne andai col bottino.»

Ancora, qualcuno divenne bandito per ribellione, per rivolta al sistema, qualcuno cita Brecht: “è più criminale fondare una banca che rapinarla”.

Anarchici, comunisti, ribelli, spavaldi, audaci ma al tempo stesso professionisti. Studiavano i colpi nel minimo dettaglio ma ci scapperanno i morti e non saranno pochi.

La polizia li cercava nei sobborghi malfamati ma loro se la spassavano negli alberghi a 5 stelle, confusi nel jet-set tra politici, capitani d’industria, principi e principesse.

Nel riportare questo spaccato di cronaca nera dell’Italia che fu, invero molto avvincente, Italian Gangster ha il pregio di mantenere un rigore formale ed un distacco senza enfatizzare, giudicare, drammatizzare ma al tempo stesso riesce, grazie anche all’abilità degli interpreti, a mostrarci qualcosa delle personalità di questi geni del male. Interessante anche la colonna sonora che fonde sonorità moderne con immagini d’epoca, curata dallo stesso regista.

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