Arrivano dei momenti nella vita in cui può succedere davvero di tutto, nonostante te che non vuoi e fatichi a capire.

Ti ritrovi che alcune circostanze sembrano spingerti di nuovo nelle braccia dei tuoi vent'anni, da solo, senza più sicurezze, con meno entusiasmo e con molti meno anni davanti per trovare una soluzione.

Oggi sono andato a correre; grazie al cielo, da qualche tempo, sto riprendendo un po’ di forma dopo il degrado fisico del primo periodo pandemico.

Non chiedetemi perché ma in questi giorni ho ripreso ad ascoltare vecchie cose di, pensate un po’, Renato Zero (in verità lo so perché, c’entra con la storia accennata all’inizio, ma mi fermo qua) e lo ho fatto anche stamattina, correndo con le cuffie alle orecchie sul lungomare.

Un’ottima applicazione installata sul cellulare è un supporto ideale per monitorare la tua attività motoria.

Ora sto ascoltando “Ed io ti seguirò”, a mio avviso fra le canzoni più “suggestive” del nostro "Marc Bolan contaminato dal Vangelo" (come da me definito da altre parti su questo sito), dall’album “Artide e Antartide”, del 1981, allora ero un ragazzino di sedici anni.

Siamo al minuto 3:11:

“Stai qui, un uomo è troppo solo, ero io quel cercatore d’oro, per me ogni conquista è un’incertezza ma quale amarezza se dopo il dolore non conosci ...”.

Esattamente in contemporanea parte una voce:

“Percorsi.. 3.. chilometri in..24,9.. minuti, media..8,3.. minuti per …”.

Risultato accettabile visti i miei anni non proprio verdi, ma si da il caso che la parte della canzone che mi piace di più è coperta da questa voce meccanica che zittisce e contrasta in maniera fastidiosissima, quei puntini di sospensione acuiscono ancora di più il problema, con il canto pieno di passione di Renato Zero.

Ma la parte più emozionante della canzone deve ancora arrivare, aspetto con ansia che gli ultimi puntini di sospensione trovino una soluzione.

“..Chilometro!”.

"..Amore".

È fatta, per un pelo. Le circostanze magiche sono anche queste, bisogna saperle riconoscere ed apprezzarle.

Ho sempre adorato il ritornello di questa canzone, quel “Ed io ti seguirò nuotando nel tuo mare” che sembra come buttarsi in volo dalla cima di una montagna dopo averne raggiunto la vetta innevata.

E quell’assolo di chitarra finale, quelle note su e giù nell’aria, sembra il canto di uno stormo di uccelli che quel volo accompagnano.

In un libro di Daniel Dennett letto recentemente l’autore descrive la magia del riconoscere, in alcune circostanze speciali, la perfetta armonia che regola a volte l’universo.

Lui era in casa sua che leggeva davanti ad una finestra che dava su un albero e sulle sue foglie mosse dal vento.

Io ne ho scoperta una stamattina, appena la voce meccanica, anch’essa parte dell’Universo come tutte le cose, ha smesso di parlare ed il ritornello ha potuto prendere il volo.

Lasciamo fare all’implicita (e spesso invisibile) armonia dell’Universo e tutto (forse) si risolverà.

Saluti a tutti.

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