Uscito il 18 novembre 2005, "Il dono" vende mezzo milione di copie in meno di un mese e mezzo, risultando il quarto cd più venduto dell'anno.
Il motivo di tale successo è difficile da rintracciare. Il disco, come tutti i dischi di Renato Zero, non ha alcun passaggio radiofonico sui grandi network, non viene realizzato nessun video e non è sostenuto da un tour. Le (poche) recensioni sono tutt'altro che benevole. Insomma, ci sarebbero tutti i presupposti per un'ecatombe e invece, come sempre accade quando c'è di mezzo Renato Zero, il pubblico risponde al disinteresse mediatico andando in massa a comprare il disco.
Ma com'è questo "dono"? Un disco di qualità media, sicuramente inferiore all'album di inediti che lo aveva preceduto due anni prima ("Cattura"). Un disco realizzato per sua stessa ammissione in soli quaranta giorni (dalla scrittura, alle registrazioni, ai missaggi) e che non brilla per originalità. Musicalmente è indifendibile: si salvano l'r&b (!) di "Stai bene lì", invettiva patriottica anti-americana e l'arrangiamento bandistico di "Una vita fa", che Renato tiene in riga con una voce da brividi.
Proprio la nostalgica "Una vita fa" è il pezzo più riusciti dell'album, al pari di "D'aria e di musica" (bellissimo testo che descrive l'anima dell'artista che si libra nel cielo fino disincarnarsi). Il grande pubblico ha apprezzato soprattutto "Mentre aspetto che ritorni", una classica canzone d'amore che tuttavia sta due gradini sotto ad altri pezzi romantici scritti da Renato, come la vecchia "Motel" o la recente "Magari".
Una nota di demerito per "La vita è un dono", brano raccapricciante aperto da un'intro spaccatimpani che sembra eseguito dal coro dell'Armata Rossa, e che va avanti in un crescendo di banalità che culminano nella frase: "Tutto ciò che sia ama veramente, che toglie il sonno e dà felicità, si impara presto che non costa niente, non si può vendere né mai si comprerà". Responsabile di tale scempio è un certo Guido Morra, che con Maurizio Fabrizio ha firmato alcune delle canzoni più brutte dell'intero repertorio di Zero (che invece è un ottimo autore, e davvero non si capisce per quale motivo appalti ad ogni album un brano a questi assassini del pentagramma).
La nota positiva è la voce, bellissima, che fa alzare un po' la media. Resta il fatto che a Renato bastano due canzoni ("Una vita fa" e "D'aria e di musica") per cacare in testa a pupazzi come Ligabue, Ramazzotti, Dj Francesco o Vasco Rossi.
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