Il disco italiano più atteso del 2009 è arrivato sugli scaffali dei negozi il 20 marzo. Direttamente dal produttore al consumatore: per il suo nuovo album Renato Zero ha deciso di sfanculare le major per fare tutto da solo. "Presente" è infatti scritto, cantato, prodotto e distribuito dal Re dei Sorcini. Una sfida in piena regola ai "baroni" della discografia, che il pubblico ha deciso di premiare con vendite-monstre: triplo disco di platino conquistato in una sola settimana, numeri che in tempi di peer-to-peer dilagante hanno del miracoloso. Renato Zero era riuscito a sganciarsi dalla Sony due anni fa, un divorzio costruito su un cavillo contrattuale che gli ha fruttato oltre due milioni di euro di buonuscita. Ma il vate della Montagnola è uno che alla sua indipendenza aveva pensato in tempi non sospetti: a parte i dischi degli esordi, quando aveva un potere contrattuale pressoché nullo, è proprietario dei master di tutti i suoi album a partire dal 1979. Con "Presente" segue una strada insolita, diversa ad esempio da quelle già battute da Prince o dai Radiohead: il self-made-disco non viene venduto on line, ma arriva direttamente nei negozi tramite un distributore nazionale che riceve i cd direttamente da Tattica, l'etichetta di Zero. Le major sono tagliate fuori. L'idea è tanto semplice da sembrare stupida: eppure dobbiamo considerarla geniale, dal momento che nessuno prima di lui (parliamo ovviamente di artisti affermati) ci aveva pensato. L'effetto di questa mossa lo si coglierà appieno nei prossimi anni: visto il successo dell'operazione, è inevitabile che molti colleghi seguano l'esempio di Zero. Coerenza e coraggio sono da sempre le stimmate che accompagnano la carriera di Renato, indipendentemente dal suo discorso musicale che può essere apprezzato oppure no.

Questo "Presente", comunque, rischia di conquistare anche gli scettici. Si parte con "Professore", un lento in cui Renato rivendica la superiorità della sua scuola, la strada, su diplomi e lauree. Si prosegue con il soft rock piacevole di "Ancora qui" (le chitarre rimandano a "Does Your Mother Know?" degli Abba), e poi con "L'Incontro", nel quale Renato, sostenuto da un arrangiamento molto seventies, proclama in tono perentorio "Il mio passato non si vende/finché ci sono lui c'è/puoi rottamare il tuo presente/che fra un paio di minuti non vale niente". In tutto sono 16 i brani (con l'aggiunta di una dimenticabile ninna nanna finale), fra i quali spiccano l'intensa "Un'altra gioventù", la romantica "Quando parlerò di te" e la mistica "Il sole che non vedi". Una produzione sontuosa impreziosita dalla presenza di Fabrizio Bosso alla tromba, Stefano Di Battista al sax, Mario Biondi nel duetto di "Non smetterei più". Ma più che i singoli brani è il disco nel suo insieme a risultare compatto, solido, ispirato. Un album molto variegato negli arrangiamenti, con incursioni nel pop-rock ("Muoviti"), nella bossanova ("L'ormonauta") e addirittura nello ska ("Spera o spara"). La voce di Renato, poi, è sempre bellissima. Da ascoltare.

Carico i commenti...  con calma