Questa volta una bellissima voce non è bastata per dar luce ad un'altro successo, la direzione commovente che Renato Zero ha provato a trasmettere a questo disco di cover e inediti pubblicato nel 2000 si perde nella moltitudine senza annoverare novità.

La prima canzone, "Il pelo sul cuore", pur bella, resta fissata a 4 note di piano. De André è talmente bravo che le sue canzoni non stonano mai, tra cui la seguente "La canzone di Marinella", diversamente da Modugno: le sue canzoni poteva cantarle solo lui, così "Tu sì na cosa grande" perde il suo senso cantata in maniera meramente poetica. Mentre "Le mie donne" è una minestra riscaldata precedentemente preparata dallo stesso Renato. Un'altra cover, "Vedrai vedrai/lontano lontano" di Tenco, stavolta fluidamente calzante, si accorda invece benissimo con "Il mio mondo/il nostro concerto/la musica è finita" di Umberto Bindi, e con "Anche per te" di Battisti... Renato inizia ad intravedersi nella coloritura di brevi enunciati in "Quello che non ho detto", orientando l'ascoltatore in stanze vuote dove giacciono rimasugli e impressioni delle giornate in attesa dei loro autori, bene incasellata con le ultime cover grazie a strofe come queste: "Quello che non ho detto, regola il flusso di ogni emozione, si coniuga facilmente, con le strofe di una canzone/Dirsi tutto fino in fondo, se non soffri non cresci più/Se la verità fa male, più di tanta ipocrisia, che sia meglio perdonarsi, che voltarsi e andare via.".

"La Zeronave" è accattivante in quanto in disaccordo col flusso delle precedenti, sembra la marcia dei sette nani. Il contrassegno peculiare viene messo anche dalle ultime due canzoni, esattamente il duetto con Mina della title track, che addentra il tema nelle strofe rammaricate. sebbene in quelle in unisono la voce di Renato non si senta. "Via dei martiri" è a mio giudizio la più bella del disco assieme a "Quello che non ho detto"; la prosa inconfondibile, farsesca e desolata degna dell'autore, impreziosita da effetti rock che danno il giusto posto alla bellissima voce. Queste le parole: "Lavorate fratelli finché il padre sazio non è, non cambiate canale votate comprate anche se, vi toccherà travestirvi da babbo natale anche a voi, aspettando una tregua annunciata che non verrà mai..."

Dare un giudizio negativo al disco non è facilmente argomentabile, del resto alcune canzoni non si addicono affato a Renato Zero, non essendo riuscito a dar loro nuova vita; e alcune delle sue stesse canzoni sembrano rifacimenti di se stesso. Il resto è molto bello ma compromesso da queste stonature.
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