Diciamocela, oggi noi che ascoltiamo la musica alternativa non abbiamo mica vita facile... Non siamo ancora abbastanza da poter imporre i nostri gusti sulla radio e sulla tivvú pubblica, coiscché i media continuano a rimanere schiavi dei gusti obrobriosi della massa infome ed ignorante, ma oggiogiorno, causa internet e download selvaggio, non possiamo neanche piú cullarci nella nostra sfera di superioritá ed esclusivitá, non solo intellettuale, ma anche e soprattutto artistica. Ora che, non dico i King Crimson, ma pure Faust e Amon Düül sono diventati nomi noti e adolescenti (etá in cui io ancora seguivo i Festivalbar e credevo che i Queen del greatest hits e i Guns n Roses fossero il massimo in quanto a rock alternativo) alle prime armi già conoscono piú gruppi Krautrock di te, quale soluzione rimane per sentirsi piú migliori degli altri? Ebbene, non disperate amiche ed amici miei, perché gruppi come i Republika sono la soluzione al vostro problema ed io sono qui a presentarveli! Infatti bazzicando per la rete mi sono imbattuto in diverse discussioni riguardanti il rock visto dall’altra parte della Cortina di Ferro.
Tutti abbiamo già sentito storie come quelle dei vinili di Elvis e dei Bitolz riprodotti illegalmente dai medici con la plastica delle lastre, ma a quanto pare ad un certo punto i compagni dell’est hanno deciso di posare per un attimo la falce e il martello, per impugnare invece una chitarra e non limitarsi piú agli ascolti passivi, ma combattere in prima linea per un ideale ancora più ammirabile del comunismo: il ruock! Nonostante, o proprio a causa dell’isolamento culturale infatti pare che in molti paesi, soprattutto quelli della periferia dell’Impero del Male (in cui i controlli e la censura erano meno severi, permettendo maggiori libertá e dove si riusciva a far passare comunque qualche album dal regno del consumismo di tanto in tanto) si svilupparono fiorenti scene musicali; di cui una delle piú attive fu (e secondo indiscrezioni ancora lo è) quella polacca, in particolare la capitale Varsavia. E qui che presero piede i Republika, gruppo di studenti originari di Torun (a 180km dalla capitale), inizialmente battezzati Res Publica, ma poi costretti a cambiare nome a causa delle pressioni da parte di alcuni esponenti locali del regime. Il gruppo diventerá presto uno dei maggiori gruppi alternativi dell’est Europa, modello da imitare per moltissime altre band e noto per le liriche altamente poetiche e gli ideali politici e libertari (?) di cui si fecero portatori...
Non capendo purtroppo il polacco non posso dire quanta veritá si nasconda dietro a queste descrizioni, ma rimane il fatto che il cantante sa il fatto suo e sfodera una piú che discreta prestazione dietro al microfono, a cui si aggiunge indubbiamente il fascino esotico del non capire una cippa di quanto viene detto. Il debutto nel 1983, Nowe sytuacje (Nuove Situazioni), rimane per molti l’album piú valido della band, quello in cui piú venne osato. Molti li definiscono i Talking Heads comunisti, a causa del post-punk-art-rock con forte influenze funky, ma personalmente, per via delle atmosfere darkeggianti, ricordano piú i Wire, aggiungendo ai soliti strumenti pure un flauto e qualche innesto di pianoforte. Gira anche una versione in inglese, ma ovviamente vi consiglio vivamente di preferire quella in lingua originale. Difficile definire questo disco un ascolto essenziale, chi conosce i grandi nomi della new-wave non troverà di certo nulla in grado di scioccarlo, ma come i Litfiba o i CCCP in Italia riuscirono a donarci almeno un paio di dischi meritevoli d’ascolto e in grado di rileggere le sonorità della nuova onda in ottica italiota, pure i Republika meritano perlomeno un ascolto dall’appassionato di certe sonorità, per ricordarci sempre come la buona musica non abbia confini e non sia di certo confinata ai soliti quattro paesi in croce.
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