È un periodo che scrivo senza alcuna pretesa patemica perché è un periodo che ascolto musica per non pensare. Quindi macino di tutto, soprattutto in autostrada. Adeguo gli ascolti alla cazza di distanza da percorrere: quando devo tritare più di 300 km di giorno ascolto rock, tipo Sambora che ho appena recensito, quando ne devo macinare pochi (sempre di giorno) vado su ascolti brutali o elettrizzanti (l'altro giorno sono stato in grado di mescolare Pretty Boy Floyd e Napalm Death). La notte è sempre una questione di distanze influenzate dal livello di sonno: <300 km vado sul gothic rock, >300km è guerra medievale.
Questo periodo che mi ha raffreddato in ogni senso (e della mia ipocondria staranno godendo produttori di rinazine varie e medicinali che iniziano con la radice tachi- ... a proposito, porteranno tachicardia?) è iniziato bene o male con la sontuosa apertura dell'inverno meridionale: 25° al 23 dicembre. Mentre tutti girano per regali ricoperti di secondi strati di pelle marroncina, festanti, imbacuccati e via dicendo, io mi ritrovo per le strade cittadine sudato e abbastanza triste. Così triste da decidere di entrare in un negozio di dischi che sta passando la sua fase di transizione verso il commercio di strumenti musicali. In pratica c'è ancora molta roba ma va ad esaurimento scorte.
Non so perché quel giorno decido di arricchire la mia notevole discografia di ulteriori pezzi originali (comprate la musica originale, cazzo!). Tra nainincineils, enrichebunburi e eirmetal vari intravedo e la associo immediatamente al prezzo: 5 euri. Male che vada (ed ero certo che andasse male) lo regalo per Natale!!!
Insomma quanto ho scritto fino ad ora è puro nulla ma non era premeditato. La recensione inizia qui. Senza voler minimamente e nella maniera più assoluta criticare nessuno (anzi!), quando sono tornato a casa mi sono ritrovato nelle orecchie quel tipico prodotto musicale che molti maestri delle recensioni raw/extreme/ultrasatanicblack avrebbero, in via puramente teorica, potuto elevare al rango di opera secondaria ma dall'indubbio valore oscuro/mortuario/flagellante.
Io voglio parlare chiaro, perché ho ascoltato col distacco degli ultimi tempi anche sto coso qui che onestamente vale un 3 pieno, da cagata (auto)sufficiente quale è, che però per taluni versi avrebbe potuto accaparrarsi un 4/5 stelle di altri in un momento di prolifica analisi.
Cos'è questo Iniciation? È il primo full lenght di una band californiana che frequenta i lidi estremi del metal dai primissimi anni 90. Ma, per defecare questo disco, hanno avuto bisogno del 1993.
Si tratta di un perfetto cocktail maligno: 4 parti di doom, 3 parti di death, 3 parti di black (poi, logicamente, dopo vomiti).
Iniziamo dalla produzione. Sporca al punto giusto per renderlo un disco di nicchia o evoluta per quei tempi? Proprio la data di uscita, 1993, e l'anonimato della casa di produzione mi hanno convinto del fatto che siamo comunque dinanzi ad un suono notevole e sicuramente degno di nota.
Il disco non dura un niente, 28 minuti e spicci. E forse non durerebbe nulla anche nel ricordo di tanti (che non siano i de recensori prima tirati in ballo) se non fosse che a me un po' m'ha fregato per i seguenti motivi: 1) la voce: il repertorio scream/growl è ripercorso in molte sfaccettature e tutti i tipi di raglio hanno un denominatore comune: provengono da polmoni all'ultimo stadio, pieni di pus, e attraversano trachee piene di fistole e depositarie delle uova dei peggiori insetti. Ce ne sono state tante di voci così, ma queste fanno schifo abbastanza. 2) il sound complessivo: voce chitarra, basso e batteria per tre componenti in grado di dare vita e morte a note marcescenti, putride, in via di decomposizione, 3) l'ignoranza totale di alcuni momenti musicali frammista alla calcolata freddezza di altre parti che non stona e comunque fa capire che i nostri sanno suonare di base, 4) un pezzo in particolare, il numero 3 (dei 6 totali) che s'intitola "Black Funeral" e che parte con un riff lento ed ipnotico e ci s'incarta per molto tempo e comunque ha un buon impatto.
Il track by track è reso inutile perché è difficile dire più di quanto detto. L'atmosfera complessiva che si alza umidiccia e fetente dalle tracce del cd è più o meno quella che ho descritto. Le parti doom sono fatte bene, quelle black (non aspettatevi i Dimmu Borgir, qui, forse c'è qualche accenno raw, tipo Beherit, che ne so) anche. Sulla parte death mi sembra di poter dire che i piatti hanno una dominanza disdicevole sui rullanti e quindi c'è un po' di casino, che comunque rende più cazzuto e malefico il discaccio. Cosa manca? Ah, il songwriting. L'unico tema di cui si occupa questa gente è satanasso, con continue invocazioni e promesse di sacrificio. Mi sembra un satanismo (vade retro, Saragat!) non di facciata e comunque profondamente occultista. Di certo ignorante e balordo. Se cantassero in italiano credo che molti non ascolterebbero. Forse per questo i Resuscitator avrebbero potuto diventare gruppo di punta per i cattivoni convinti. Ma va bene così, va bene che siano relegati a gruppo di seconda o terza serie laggiù in California. Cosa che sicuramente li rende un gruppo anomalo in terra di glamster, thrasher e via dicendo. E magari per questo più affascinanti (qui mi sono spiacciato da solo un pomodoro acido in faccia): si tratta di musica limacciosa distante comunque dai canoni del classico death americano che si muoveva tra Morbid Angel e Deicide, ma che molto di americano ha e qualcosa di europeo pure. E poi nel complesso sa anche di cattiveria narco messicana. Insomma, mi rendo conto che vi avrò confuso le idee ma se vi intrigano i gruppi dal logo a caratteri nazigotici, multicrocecapovolta, e con le coeprtine in finto medieval kitch con il minotauro che al posto della coccia di toro ha quella del caprone e tutti gli si inginocchiano davanti pieni di doni manco fosse l'epifania, potete provare ad ascoltare questa infezione sonora.
Per amanti del genere. E basta.
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