Il dolore cambia a seconda di cosa lo provoca. Se i The Locust erano (sono?) un rasoio impazzito, lanciato alla velocità della luce, i Retox sono il male incarnato in una bomba ad orologeria piazzata su una macchina di pura ruggine lanciata su un'autostrada a pezzi che costeggia città devastate dalla modernità e dal pensiero occidentale. Alla guida Justin Pearson e Gabe Serbian. E c'è da avere paura a trovarsi in mezzo alla strada.
"The World Is Ending And It's About Time" è la sirena d'allarme, l'avvertimento, partenza al fulmicotone, strumenti e voce si lanciano impazziti in tempi spezzati e grida veementi, ripetitività in divenire, ad un certo punto la disperazione, frasi ripetute all'infinito, un ostinato di dolore e un grido di dolore disumano per completare il giro. Su un riff circolare si snoda l'hardcore di "Thirty Cents Shy Of A Quarter", voce urla a "cantilena" in semplice stile old school, inserti "pulp", e sul finale la chitarra parte con un chorus post-hardcore da manuale. La spezzatissima "Cement Sucking" non sfigurerebbe in un disco dei Converge, è alienante l'impossibilità di prendere fiato cui si sottopone Justin, il tempo si raddrizza ed è thrash in botta da eroina. "Boredom Is Counter-Revolutionary" è una microsuite, si snoda in 4 tempi: noise sintetico assordante/mid tempo allucinogeno/fucilata di blast beats/disperazione thrash senza controllo, il tutto in meno di 2 minuti. La porta la chiude "Piss Elegant" dove lo spettro dei Black Flag si fonde a chitarre di cemento, parole sputate in faccia e un assolo di chitarra che si sintetizza si tramuta e rilancia l'assalto.
Il sangue è il sale della vita. E i Retox lo sanno benissimo.
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