i magici fiori ronzanti. Perlomeno, questo mi dice il google traduttore.

Alle scuole medie si poteva scegliere se fare 1 o 2 lingue straniere: assieme alla ovvia lingua anglofona c'era la obbliga scelta del francese; a me non importava del francese, ma mi interessava. Ma cosa poteva scegliere un ragazzino appiccicato alla Play Station che non sapeva (e sa ancora) cosa fare del suo futuro? Un ragazzino che voleva avere (e vuole ancora) più tempo libero possibile per giocare, cazzeggiare e annoiarsi? Ovviamente scelsi la monolingua e mi dovetti sorbire assieme ad extra-comunitari e disadattati insegnamenti di linguistica approfondita di italiano ed inglese. L'unica vera cosa positiva da tutto ciò è che ho imparato a pronunciare, più o meno bene, l'inglese.

I Rev Rev Rev sono dei disadattati, forse come me o forse meglio di me, riescono con un gran senso del rumore a costruire melodie che vengono risucchiate da vortici sonici e da una psichedelia esotica. Prendete Nightwine: una ballata che ricorda Julia Dream dei Pink Floyd, mescolata con gran senso del gusto a feedback di Sonic Youth-iana memoria, durante una marcia di un religioso rituale. Gli ovvi paragoni con i My Bloody Valentine del periodo Isn't Anything - Loveless e delle canzoni più sostenute degli Slowdive periodo Just For A Day, si possono sprecare, ma le aperture estremamente fuzzeggianti di Caffè e Blame (che ricordano la violenza dei primi dischi degl' A Place To Bury Strangers) e il tribalismo cosmico di Ripples, danno una forte personalità a questa band Modenese. In Italia, nessuno si è reso conto della fiorente scena post punk/ gaze italiana, de è un dispiacere perché all'estero viene riconosciuto unanimamente ed ha pure un vocabolo (tristemente brutto) tutto suo: I T A L O G A Z E (sempre meglio di spaghetti gaze o pasta gaze o pizzagaze, anche se quest'ultimo hanno provato ad usarlo).

Insomma, questi 4 ragazzi sono riusciti ad imprimere al loro sound un notevole passo avanti dopo l'ottimo debutto, tutto grazie ad una possente sezione ritmica , alla voce da sirena di Laura e allo schizofrenico uso della chitarra di Seb. Disadattati, forse si, ma dopottutto lo sono pure io.

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