Non basta un disco suonato e cantato bene a lenire le perpelssità da esso scaturite ad ogni singolo ascolto. L'album è un connubio di power/heavy sinfonico dall'atmosfera cupa e asfittica. L'inizio è convincente: dopo la corale intro, partono le sfuriate power dell'opener, seguite dall'heavy marziale di "Angel of Light" (ambedue dal refrain corale e maestoso). Più noiosa e scontata è invece la parte centrale del disco. L'unica novità è riscontrabile nell' heavy cadenzato di "My Sacrifice" pezzo che però si rivela essere maledettamente pesante, nel senso sgradevole del termine. Prima e dopo questo inteminabile polpettone di otto minuti, ci sono le scontatissime "Fly to Crystal Skies" e "Silver Lake of Tears" (la prima, un mid- tempo, l'altra un power veloce), entrambe possiedono refrain fiacchi e ruffiani. Tocca a "Custode di Pace" l'incarico di salvare il disco dall'oblio; e in effetti, si tratta di un tentativo parzialmente riuscito: questa ballad sinfonica è la perfetta soundtrack per il canto recitato di Lione; un lento intenso e profondo, il momento più ispirato del disco. La successiva "A Tale of Magic" è il secondo mid-tempo: song piacevole, bello in refrain. L'ambo finale ci riserva una robusta e tetra title-track, ed una sognante "Sad Mystic Moon" dove tornano a risaltare il symphonic e le parti corali (venature che, nella parte centrale del disco, avevano ceduto il passo ad un carattere più prettamente metal).
"Dark Wings of Steel" è un disco anomalo, pregno di luci ed ombre, offuscato dal misticismo che vela non solo la sua atmosfera, ma anche la sua nascita. Certo, se a concepirlo fosse stata una differente line-up, forse non sarebbe mai esistita la titubanza del pubblico riguardo la qualità di questo lavoro. Il motivo di questa freddezza (emanata da parte del pubblico e stampa specializzata), è scritto fra le ali del drago corvino, impresso nell'artwork del disco. Quel nome non esiste più. si è estinto con la separazione Turilli-Staropoli (che composero a quattro mani i gloriosi dischi della vecchia band). Ora, a distanza di tanti anni, la rievocazione di quel nome non è più possibile, perchè la musica è cambiata, e soprattutto perchè il progetto non è più lo stesso. Ecco perchè non è cosa saggia usare un simile logo: è un'inconscia azione autolesionista che graverà sulle spalle di chi ha creato "Dark Wings of Steel". E non è certo quell' "of Fire" a fare la differenza, giacché i Rhapsody, erano già "of Fire" ai tempi di "Triumph or Agony" quando furono costretti a modificare il logo per motivi che non erano inerenti al sound cui stavano andando incontro. Negl'anni seguenti uscirono infatti "Frozen Tears of Angel" e "From Chaos to Eternity". Gl'album avevano certamente un'approccio metal diverso rispetto ai primi dischi. nonostante ciò, gl'autori di quei lavori si potevano ancora chiamare Rhapsody, in quanto c'erano ancora il folk, le parti narrate e le suite orchestrali (tutti ingredienti che ormai appartengono solo all'attuale progetto musicale di Turilli). Ma ha le sue colpe anche Luca: sebbene il suo "Ascending to Infinity" sia nettamente superiore a questo disco, egli avrebbe potuto scegliere d'identificare tale lavoro come il 4° del suo progetto solista. Certo, la line-up dei Luca Turilli's Rhapsody è diversa rispetto a quella del Turilli solista; ma resta il fatto che Luca è lunico autore, compositore, nonché leader della sua odierna band, e come tale, avrebbe potuto permettersi una scelta di questo tipo. Scelta che avrebbe lenito le perplessità del pubblico, privandolo della possibilità di fare paragoni con i vecchi Rhapsody. Nautalmente, questo discorso vale anche per "Dark Wings of Steel". Pertanto, l'uso di tale logo da parte delle suddette band è da interpretare come una furbata commerciale delle rispettive case discografiche (o magari...chissà...una scelta dei rispettivi componenti delle band sopraccitate?) Non lo sapremo mai. E sarebbe meglio non investigare, in quanto si correrebbe il rischio di partorire parole campate in aria. Meglio concentrarsi sulla realtà oggettiva, cioè quella di un "Dark Wings of Steel" penalizzato da se stesso, non perché brutto; ma per l'abulia che ha dimostrato sull'ipotetica possibilità di sapersi costruire un'identità propria.
Fecerico "Dragonstar" Passarella
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