Anno 2000: dopo Legenday Tales e Sympohony Of Enchanted Lands Luca Turilli, coadiuvato dai fidi Alex Staropoli e Fabio Lione, Alessandro Lotta al basso e il nuovo batterista Alex Holzwart scrive il terzo capitolo della "Emerald Sword Saga", intitolato "Alba della Vittoria" (dopotutto sulla copertina di LT era rappresentato un paesaggio al tramonto e su quella di SOEL uno notturno). "Dawn Of Victory" si discosta nettamente dalle sonorità sinfoniche del suo predecessore (alla faccia di tutti quelli che dicono che i dischi dei Rhapsody sono tutti uguali) proponendo un sound più scarno e diretto, ma sempre unicamente e inconfondibilmente Rhapsody.

L'into "Lux Triumphans" è scritta per la prima volta in inglese anzichè in latino, e ci trasporta con la solita maestosità alla titletrack "Dawn Of Victory", una canzone non sparata a mille come "Emerald Sword", ma molto composta e solenne, con un ritornello stupendo che sembra preso direttamente da un inno nazionale, miglior prologo non poteva esserci. "Triumph For My Magic Steel" è forse la canzone che meglio rappresenta il mood di quest'album: cori a parte l'elemento sinfonico è ridotto all'osso ma il risultat comunque è incisivo come una spada e potente come un orda di guerrieri. Una canzone che è come una fiamma eterna che riscalda il cuore. "The Village Of Dwarves" per l'inizio del brano dolce e arpeggiato può richiamare "The Forest Of Unicorns", ma qui non ci troviamo in una immacolata valle di unicorni, ma in un villaggio di nani, creature ospitali e caciarone, e il risultato non poteva che essere una canzone stupenda che evoca una danza intorno al focolare, cantando in coro antiche leggende. Mi domando come si faccia a detestare i Rhapsody dopo aver sentito questa canzone. Chiusa la digressione festaiola arriva lo sferzante power matal di "Dargor, Shadowlord Of The Black Mountain" che parla appunto di questo Dargor, guerriero forte e valoroso ma al servizio della malvagia causa di Akron, il Re Nero. "The Bloody Rage Of Titans" è una meravigliosa gemma di straordinario fascino: inizia come una dolce ballata alla "Wings Of Destiny" (anche il testo richiama la bellezza della natura) ma poi si anima, specialmente nell'epico ritornello, ma senza mai arrivare ad una vera esplosione, dando l'impressione che questa furia dei titani sia ancora qualcosa di lontano e distante. Sei minuti splendidi nella loro unica oniricità. Ben poco onirico è invece il singolo "Holy Thunderforce", power metal pompato alla massima velocità e potenza alla maniera dei Dragonforce, 4 minuti da puro headbanging che causano totale dipendenza; il testo lo dedico a coloro che disprezzano i Rhapsody "Face, evil bastards, smell the hate of angels". Ecco che arriva il tradizionale strumentale "Trolls In The Dark" che questa volta non è un branetto acustico e rilassante come i precedenti "Virgin Skies" e "Heroes Of The Lost Valley" ma un bell'assolo di Luca Turilli, forse un po' fine a se stesso ma di gran lunga meglio di quelli che un tempo ci propinava Joey DeMaio. "The Last Winged Unicorn", e qui non ho proprio parole per descrivere la bellezza assoluta di questa canzone, che evoca nei primi versi lo stupro della principessa Airin, narrato su una base power al tempo stesso onirica, stuggente, con un ritornello che non può davvero non emozionare, a meno che non abbiate un cuore di pietra. Da sola vale tutto il prezzo del disco. L'unica pecca del disco è il brano finale "The Might Ride Of The Firelord" che sfoggia un testo quasi brual (non sto scherzando!) nella prima strofa. La canzone è ricca di cambi di tempo e parti molto maestose, ma finisce per risultare un tantino arida in confronto al resto dell'album e ad altri brani di chiusure dei Rhapsody come la successiva, mostruosa, "Gargoyles, Angels Of Darkness" una pecca tutto sommato poco rilevante che non compromette le 5 stelle per il terzo album (leggi terzo capolavoro" di questo orgoglio nazionale chiamato Rhapsody (Of Fire)

GLORIA, GLORIA PERPETUA, IN THIS DAWN OF VICTORY     

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