Dopo due album ben più che convincenti i Rhapsody ritornano nel 2000 con questo Dawn Of Victory, che si differenzia dai precedenti per un sound più diretto e molto più pesante. La differenza è comunque abbastanza marginale, e i Rhapsody continuano a seguire il loro ormai non più innovativo stile, che fonde musica orchestrale (Staropoli e Turilli sono amanti della musica classica) piuttosto classicheggiante, ritmi veloci nel più tipico stile power metal, e epicità alla Manowar (con i quali condividono il primato di band dai lyrics più insulsi mai scritti).
La cosa sembra aver ormai stancato pubblico e critica e quest'album sembra segnare un triste declino per la band. A mio parere, invece resta un buonissimo album grazie alla sua trasudante epicità, e un'ottima prova da parte della band (Turilli e Lione in primis).

Passiamo a vedere l'album più da vicino: l'apertura spetta a una epica intro, immancabile in ogni lavoro della band, "Lux Triumphans". Dopo un'inizio molto cupo la intro raggiunge il culmine dell'epicità in un crescendo finale e dalla notte sorge l'alba, l'alba di vittoria, "Dawn Of Victory", appunto, la title track, che mantiene i toni epici dell'intro con bellissimi cori e un bravo Lione, entrambi impreziositi dai virtuosismi alla chitarra di Turilli. "Triumph For My Magic Steel" introdotta dai violini è un buon brano che si mantiene su ritmiche veloci mentre 2The Village Of The Dwarves" si rifà chiaramente a "Forest Of The Unicorns", ed è sicuramente uno dei brani più riusciti, che riporta alla mente le tipiche ballate medievali, ma con un pizzico di epicità in più. "Dargor, Shadowlord Of The Black Mountain" è un brano carino ma davvero non molto originale e insieme alla noiosetta ballad "The Bloody Rage Of The Titans"è uno dei brani meno riusciti dell'album. "Holy Thunderforce" è il brano più insolito, molto aggressivo e più pesante dallo standard dei Rhapsody, che ha scontentato non pochi fan per lo stile troppo diretto; a parer mio, invece, è un'altro tra i brani migliori di quest'album. "Trolls In The Dark", cavalcata strumentale dominata dalla chitarra di Turilli introduce un'altro bel brano, "The Last Winged Unicorn" un'altra cavalcata tipica dotata dei soliti cori epici e dei soliti virtuosismi Turilliani. Come al solito l'ultima traccia The Mighty Ride Of The Firelord è la più lunga dell'album con frequenti cambi di ritmo e qualche citazione dalla intro e da "Eternal Glory", ma non riesce a convincere come convinsero brani dalla struttura comunque simile ("Legendary Tales" e "Simphony Of Enchanted Lands") e risulta fin troppo lunga e prolissa, considerando anche il suo continuare a ripetersi.
Ecco, è il momento delle conclusioni: Dawn Of Victory non abbandona la struttura tipica dei precedenti album (una intro, sette tracce, una strumentale e una traccia finale lunga che citi l'intro) e il sound, che risulta comunque impesantito,non abbandona i clichè più tipici della band, come i cori epici e l'accompagnamento orchestrale. I testi sono come sempre pessimi. In breve: non siamo ai livelli di Simphony Of Enchanted Lands, nè tantomeno a quelli di Legendary Tales, ma l'album che ci troviamo di fronte è comunque un buon lavoro sinfonico/power/epico, anche se ormai non più molto originale.

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