"Energie di cosmi estinti gridano sangue, dalle terre dell'ignoto senza pietà"
Checchè ne dicano i detrattori, i Rhapsody sono una band in continua evoluzione e mutamento, e l'ennesima dimostrazione di questo dogma arriva con il loro quarto album: "Power Of The Dragonflame" che chiude la Tetralogia della Spada di Smeraldo. La copertina rappresenta appunto un drago fiammeggiante sullo sfondo di un cielo mattutino (rispettando ancora una volta la coerenza temporale delle copertine). In quanto a sound "Potere della Fiamma del Drago" sfoggia un mood a tratti davvero epico e drammatico, lontanissimo dalle sonorità solari e catchy del predecessore "Alba della Vittoria". Altro elemento di discontinuità rispetto al passato sono i testi, che quasi sempre presentano almeno uno o più versi scritti in italiano.
La riprova di questa svolta sonora si ha subito dall'intro: "In Tenebris" ben più drammatica e tesa delle precedenti, sostenuta da un organo che crea un clima da giorno del giudizio che esplode nell'opener "Knightrider Of Doom", che nell'incipit ricorda molto "Emerald Sword" ma che si sviluppa in una maniera sempre orecchiabile e travolgente ma molto più battagliera rispetto al pezzo del '98, con un assolo tra i migliori della gloriosa carriera di Luca Turilli. Arriva quindi la formidabile "Power Of The Dragonflame", introdotta da un gran riff distorto, che mette in mostra un Fabio Lione più cattivo del solito; il ritornello corale è davvero formidabile, un autentico "crescendo of passion bleeding" per dirla alla Dani Filth. "The March Of The Swordmaster" rappresenta la continuazione tematica di "The Village Of Dwarves" di cui riprende le sonorità nel primo minuto, per poi sfociare un un vero e proprio canto dei guerra, ritmato e possente. Ecco che si arriva al pezzo più folle di tutta la carriera dei Rhapsody, ovvero "When Demons Awake", che mette in mostra sezioni puramente sinfoniche contrapposte a un cantato davvero aggressivo ai limiti del growl (anche se Eric Adams avrebbe potuto cantarla benissimo con la voce pulita) e un testo very brutal che descrive in maniera molto efficace le atrocità della battaglia e l'apocalittica ascesa dei demoni dall'inferno. Uno dei più grandi capolavori tecnici del buon Alex Staropoli.
"Agony Is My Name" è un po' un pezzo di transizione (non vuol assolutamente dire che sia brutto, anzi...) dibattuto tra lo sconforto per loa distruzione portata dalle Armate Oscure "Villages burns, the black fire runs, runs trough the heart of the forest, killing my trees" e la voglia di riscossa "Symbol of death will soon be reborn, into the life of my tears fall, reborn and grow!". Ecco che arriva una delle ballate più belle e struggenti di tutta la storia della musica italiana, "Lamento Eroico", la cui struttura piano-flauto ricorda "Wings Of Destiny" rispetto alla quale però è molto più cupa e intimista. Testo a dir poco stupendo, grandissimo esempio del talento del poeta incompreso Luca Turilli. "Steelgods Of The Last Apocalypse" mi ha lasciato davvero basito, perchè in conque minuti scarsi riesce a contenere in se ben quattro anime differenti: piano-ballad nella prima strofa, power e violenta nella seconda, melodica, corale e trascinante nella terza per poi arrivare al maestoso power-doom del ritornello, seguita da "The Pride Of The Tyrant" che parla della conversione di Dargor (chi non ha comprato gli album dei Rhapsody non può sapere di cosa sto parlando) in un crescendo epico e melodico che segna la definitiva riscossa del bene sul male, prima di arrivare all'incredibile suite di 19 minuti che chiude la Saga: "Gargoyles, Angels Of Darkness". Non oso neanche addentrarmi in una descrizione dettagliata del brano, per il semplice motivo che così ne ucciderei la bellezza e la magia. Mi limito a dire che questa canzone sta ai Rhapsody come "A Change Of Seasons" sta ai Dream Theater o "Bathory Aria" ai Cradle Of Filth, e in un crescendo sempre più intenso e coinvolgente di emozioni arriva a svelarci il tanto atteso finale della saga, che non è quello che propriamente si definisce un lieto fine, per poi svanire nel fruscio del vento, lasciando l'ascoltatore attonito e conquistato.
In conclusione "Power Of The Dragonflame" è il capolavoro dei Rhapsody insieme a "SOEL", probabilmente il disco più duro e meno accessibile a un neofita, ma indubbiamente quello in cui le straordinaria doti dei 4 Mighty Warriors Of Heavy Metal si manifestano in tutta la loro magnificenza, sia come composizione che come songwriting. Da avere assolutamente
"URLA IL TUONO
AL MIO LAMENTO EROICO
SORTE, CONSUMA LA REALTA'"
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