Rhys Chatham ovvero "Del minimalismo, della chitarra, del noise".
Il minimalismo è una corrente artistica che si espande dalla metà del secolo scorso in ogni disciplina: il suo scopo è la valorizzazione dell'ambiente, i mezzi impiegati sono vari e differenti. In musica questa neo-avanguardia assume un aspetto psicotropo: composizioni dal forte aspetto immanente basate sulla reiterazione di una formula che muta progressivamente e quasi impercettibilmente; una metodologia dunque che ancora ai giorni nostri influenza ed è la base per molte scene, diversissime tra loro. Il pioniere del minimalismo in musica è LaMonte Young, mentre l'artista che più lo ha sdoganato è Terry Riley.
Meno famoso è invece Rhys Chatham: una mente geniale che ha tentato di unire le scansioni ed i procedimenti di questa avanguardia al rock.
Rhys Chatham era un allievo di LaMonte Young ed il suo strumento era il flauto, ma nella New York dei Television e dei Ramones venne fulminato dal rock e dalla sua voce principe: la chitarra. Si affacciò allora nel suo cervello l'idea strabiliante di applicare i canoni del minimalismo al suono di quell'epoca: in particolare a ciò che è solitamente definito noise o no-wave.
Onore alla Table Of Elements, etichetta sempre all'avanguardia, che permette alle nuove generazioni di scoprire l'opera ed il pensiero di questo sonico menestrello: durante l'estate del 2006 ha infatti ristampato le sue opere più importanti. Die Donnergoetter (mai titolo fu più adatto) è una retrospettiva che copre il periodo tra il 1977 (non un anno qualsiasi) ed il 1986 e raccoglie composizioni che bene riassumono la musica del nostro ed il suo dividersi tra la passione per la chitarra e quella per gli ottoni. In entrambi i casi il risultato è strabiliante.
Per quanto riguarda i pezzi dedicati alla sei corde troviamo Guitar Trio ('77), Drastic Classicism ('86) e Die Donnergoetter ('85/'86) ed immediatamente capiamo i motivi per cui Glenn Branca ed i Sonic Youth definiscono Rhys un mentore. Il primo pezzo è quello con cui Chatham ha esordito sui palchi dei locali più fighi di New York (il CBGS per fare un nome, e che nome), spesso accompagnato appunto da Glenn Branca o Lee Ranaldo o Thurston Moore: tre chitarre, un basso ed una batteria costruiscono attraverso un eterno climax una sinfonia apocalittica e spaccamascelle dotata di un groove interminabile e roccioso; i pendii e le discese che disegnano le chitarre, lo stato di euforica impazienza creato dalla sezione ritmica non lasciano assolutamente scampo e terminano all'improvviso lasciando l'ascoltatore quasi in uno stato di trance. Drastic Classicism è un'apologia del caos, ma si tratta di un caos ordinatissimo e rigoroso nel suo esplodere e quasi raggiungere la cacofonia: è forse l'antecedente più pazzesco ed esemplare di ciò che i Sonic Youth consacreranno al grande pubblico, oltre ad esserne chiaramente una consistente piattaforma (ed essere stata anche la base musicale per molte esibizioni della Cunnigham Dance Copany). La suite che dà il titolo al disco è forse il brano più pregiato del lotto, il suo vertice riassuntivo al massimo grado di significatività ed impatto: ventuno minuti abbondanti in cui sei chitarre si rincorrono e si sfidano, si compattano in geometrie quasi hard-rock e sembrano stare per deflagrare... ma no, allora crescono e crescono sotto i battiti attenti del basso e della batteria che neppure un attimo di riposo lasciano alle sei corde. Una cavalcata incessante e mastodontica, un sonico e democratico assalto alla luce, una gioiosa marcia dionisiaca, la falange macedone colta al culmine di uno scontro e trasformata in musica.
Sempre di stampo assai aggressivo sono le tracce dedicate agli strumenti a fiato: Waterloo N°2 nasce per accompagnare una coreografia del francese Yves Musard e suona come una banda militare dedicatasi a geometrie minimaliste; anche Massacre On McDougal Street nasce per uno spettacolo di danza, stavolta di Karole Armitage, e fa il paio in quanto a bellezza con la già citata Die Donnergoetter. Si tratta di una composizione per quattro trombe, tre tromboni, una tuba e la batteria: tutte le tendenze angoscianti e paranoiche della musica di Rhys qui si fondono secondo la dinamica minimalista, andando così a creare uno stupendo e cupo affresco thriller, degno veramente di essere scelto come colonna sonora per l'ipotetico risultato di un'immaginaria collaborazione (grottesca ed inquieta, violenta e drammatica) tra le menti di Alfred Hitchcock e Alan Moore.
Succosissimo e di altissima fattura ed importanza il contenuto di questo cd: un tassello preziosissimo per tutti coloro che sono appassionati di musica (che rischiava di andare dimenticato), la descrizione impedibile di un momento unico in cui avanguardia e grezzo undeground erano la stessa fantastica musica.
MASTERPIECE.
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