Già mi immagino le risate di alcuni e i conati di vomito di altri quando leggeranno "Riccardo Cocciante" e nella loro mente si affolleranno immagini di un capellone riccioluto che suona il pianoforte urlando a più non posso: "e adesso spogliati come sai fare tu...". Ma questo non è un album come gli altri, della carriera del cantautore nato a Saigon (lo so, lo sanno tutti dove è nato ma dovevo scriverlo comunque).

Siamo nel 1975 e dopo l'exploit di "Bella senz'anima" Cocciante si affida al mago dell'elettronica Vangelis, non ancora il mito che sarebbe diventato dopo ma musicista già affermato, nel tentativo di europeizzare e modernizzare il suo sound. Ciò che esce fuori dalle sessioni dello studio NEMO di Londra e dello studio RCA di Roma sotto la direzione dello stesso Vangelis e di Keith Allen è una sorta di concept-album sulla vita bucolica, un meraviglioso acquarello dipinto con i colori accesi del celebre inno "Margherita", forte di un crescendo imponente e vigoroso, con quelli tenui dal sapore selvatico e malinconico di "Sul bordo del fiume" e di "Inverno", il capolavoro dell'album, con la delicata e leggera tromba che scivola morbida nella mente di chi ascolta, a suggerire un senso di. Il soave affresco di campagna prosegue con la spettacolare introduzione elettronica di "Primavera", che in modo affine alle precedenti scalda il cuore e riempie gli occhi di lacrime grazie alla morbida melodia sostenuta dagli archi e interpretata magistralmente dall'autore, abile a destreggiarsi tra sussurri e grida. "Violenza" spezza l'incanto, proponendo un argomento scabroso narrato dalla voce livida di rabbia di chi può solo guardare da lontano e non fare nulla.

Ma tutto ciò non può fermare il tenero idillio del pastore che segue il filo dei suoi pensieri nel rimpianto di un amore a cui pensa "Ancora" (magistrale il connubio tra chitarra acustica e synth), che riflette a come si sta "Quando si vuole bene", una specie di copia di "Margherita" nella struttura a salire, e alla fine medita di abbandonare tutto senza tanti rimpianti, in "Quando me ne andrò da qui", ancora una volta con un pensiero per la donna amata. Alla fine però si convince che "Nonostante Tutto", lui vivrà. Un album sorprendente per chi ha dei pregiudizi sul personaggio.

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