Cocciante? Progressive? Rassegnatevi ma in questo caso è la realtà.

Consapevole del mio destino e di un certo snobbismo, accompagnato da una eterna pregiudiziale “etichettatura” di massa di alcuni artisti, che imperversa troppo spesso e ingiustamente sul regno della generalizzata musica italiana, tenterò in qualche modo di far conoscere ai più, un opera unica nella discografia del nanetto riccioluto uscita agli inizi della sua carriera, con un titolo apparentemente bislacco che ricorda il verso della simpatico bovino domestico, simbolo oltretutto del nostro sito fiko fikissimo. E’ inutile barcamenarsi a ricordare che nella prima metà dei ‘70 il rock progressive ci ha travolti con la sua onda di freschezza e di innovative sonorità, (ormai lo sanno anche i sassi) ed è proprio in questo campo che l'allora ventiseienne cantautore di belle speranze, con un paio di deludenti 45 giri all’attivo interpretati in lingua inglese, debutta in italiano nell’autunno del 1972 con il lusinghiero concept-album "Mu", purtroppo ripudiato e semi-sconosciuto dai suoi abituali estimatori, stregati per lo più dalle melodie poetiche dei suoi pezzi più celebrati e famosi che vedranno luce immediatamente dopo questo disco d’esordio.

Credavate davvero che “Mu” facesse capo alla mucca? No di certo. Mu è alla pari di Atlantide un presunto continente scomparso, ma sulla sponda pacifica delle Americhe e come Atlantide gli studiosi e i teorici da circa due secoli si sono dibattuti spesso sulla misteriosa esistenza di quest’altro pezzo di terra inabissatosi, grande all’incirca come l’Africa, presupponendo addirittura che l’isola di Pasqua, fosse ciò che emergeva del continente, quindi la vetta più alta.

Cocciante in un contesto pseudo-biblico narra la mitologica nascita di Mu, frutto di un enorme agglomerato di lava sputata violentemente dai vulcani sommersi e adagiatasi sull‘oceano, con la successiva stabilizzazione delle radici sui fondali. Da lì in poi si fa eco alla Genesi, l’espandersi e l'evolversi delle foreste e delle creature viventi che colonizzano la terra e la fanno propria, scatenando passioni, attriti e invidie, cosicché come da copione la quarantena imperversa con tutta la rabbia di Dio e alcuni uomini portatori d’amore si rigenerano e torna la prosperità, fino a quando le acque improvvisamente si riprendono ciò che avevano creato, creature comprese, che nel frattempo avevano cominciato a venerare Dio e la luce che era tornata a splendere sul nuovo mondo.

Il disco è diviso in quattro parti di due brani ciascuna, anche se gli stessi sono tutti collegati tra loro, il tutto preceduto da un introduzione strumentale in cui il sitar crea un senso di quiete e di sgombero da ogni immaginazione. Come ogni album prog che si rispetti, a turni si intrufolano con eccellenza tutti gli strumenti del caso oltre ai consueti basso, batteria e chitarre elettriche: organo, piano fender, mellotron, arpa, ocarina, flauto, clavicembalo, tumbe conga e sintetizzatori sapientemente manipolati per ampliare il gioco di armonie ed effetti che ci immedesimano nell’anacronistico viaggio in questa ipotetica terra promessa gemella d’Atlantide.

La copertina del vinile è molto particolare e degna di nota ed è composta da quattro parti sovrapposte tre delle quali fustellate al centro come i libri in cartone rigido per la prima infanzia, che formano un insieme di figure che rappresentano surrealmente il volto di Cocciante: la parte principale è il mondo odierno in cui primeggiano fabbriche, aerei, satelliti e status simbol. Si passa alla seconda con le piante e animali in cui Riccardo scruta da un cespuglio, poi massi e monti dove gli occhi irrompono da un squarcio della roccia e infine appare limpido il ritratto del cantautore con lo sfondo di un cielo al crepuscolo. Per chi conosce un po’ il progressive made in italy, avrà notato le copertine di alcuni album dei “The Trip” e dei “Quella vecchia locanda”. Trattasi di alcune menti del “Up & Down Studio” coloro che si sono occupate dei bellissimi disegni, sia di quei gruppi, che di “Mu”.

Questo non è un disco di quelli che si esclama: "Madonna, quell'assolo mi dà un brividone lungo la dorsale" oppure "I King Crimson a confronto sono delle pippe croniche" e non potrà mai eguagliare a pieno ne la P.F.M. ne gli Area e senza ombra di dubbio, siamo già d'accordo tutti che se fosse stato interpretato da Demetrio Stratos, avremmo negli altoparlanti un capolavoro di prim’ordine, ma prima di direeh va beh, Cocciante mi fa cagare a priori“, siate razionali e se non lo avete mai ascoltato, non pregiudicate quest’ottima parentesi di rock progressive sinfonico, che un po’ per caso e un po’ per gioco, agli albori del lungo sentiero “cocciantiano“ è nata e si è conclusa proprio come “Mu” il misterioso continente sommerso.

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