"there's a killer in me and a killer in you"
con questa citazione che ricorda tanto una vecchia canzone degli Smashing Pumpkins cominciamo questa recensione del secondo lavoro da solista dell'ex cantante dei Verve.

Dopo essere stato solo con tutti si ritroverà solo contro tutti, pronti a criticarlo, a dirgli che fa sempre le stesse cose e ricalca i suoi vecchi cliché. Un viaggio nel profondo dell'uomo, dentro quel substrato che ogni essere umano tende a tenere per sè o a rivelarne solo una piccola porzione.

"we are on a rock, stil in infinity"
Un'esplorazione della condizione umana, delle sensazioni primordiali che si provano, come quelle che egli stesso ha vissuto, diventando padre e, forse, maturando.
Non manca quel sottile senso di abbandono che ogni tanto si prova, evidente nella canzone d'esordio del disco "check the meaning"

"We are alone, and weak, and lost, I don't know who I can trust"

Un disco molto intimista... "Can you feel what I'm saying?"
Il tutto avvolto dalle sue tipiche armonie sonore, archi fiati e pianoforti e l'immancabile chitarra acustica.

Forse il solo ascolto non aggiunge nulla, anzi, stufa un pò. Ma sotto la superficie ci sono tante cose da scoprire.
Merita "Don't say it's too late".

Hmmmm...

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