"Per me si va nella città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la divina podestate, la somma sapienza e 'l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate."
"Vi metto tra i vermi striscianti del girone escrementato dai ratti, vi ricopro di sanguisughe che saranno di richiamo agli avvoltoi, che si ciberanno della vostra carcassa, PRIMA DEL VELENOOOOOOO... Vi porterò alla putrefazione, tra cianuro e materiali di scarto, chiudendo il rumore del mondo nella solitudine ascetica. Vi porterò nell'Eremo di Samoggia, con un mappamondo, forse per ricordarmi i limiti dell'orizzonte."
Innanzitutto, devo dire che tornare a lavorare con Richard sedici anni dopo l'esperienza di "Madre Tortura" è stato un immenso piacere, come ho già detto e come tutti voi ben sapete sono stato io, autoproclamato Cristo Pinocchio, a produrre "L'inferno dei vivi" e non è stato facile, sono dovuto ricorrere a stratagemmi immorali per ottenere ciò che volevo. Io faccio arte, faccio opinione, faccio musica, faccio moda, ma prima di tutto sono un uomo d'affari, voglio i soldi, quelli veri, e prima ancora di iniziare le sessions, ho preso Richard da parte e gli ho detto più o meno così: "A' Richa, lo so che sei er chitarista più veloce der mondo e che in sto disco vorresti metterce na marea de assoli e scale e pickfalls eccetera; Richard, amichevolmente, t'o puoi proprio scordare. A la gente nun je frega n'cazzo der tuo solismo ipertecnico, a' gente vole sentì il profeta che è in te, il Re Lucertola che è in te, il Papa Nero che è in te, ce semo capiti!?" Detto questo, emulando Phil Spector, ho estratto da una tasca interna del giubbotto la mia pistola, una Luger; non una Luger qualsiasi ma proprio QUELLA Luger. Come dite, non ci credete? E fate bene a non crederci, perchè è una grande cazzata!
E così il Benzoni, come l'Alighieri prima di lui, ci porta ad esplorare le malebolge dell'inferno, la differenza è che stavolta è l'inferno dei vivi, l'inferno che ci sta attorno, l'inferno che ci cammina dietro, quasi come un micetto. L'inferno bensoniano ha una duplice dimensione, una dicotomia perfettamente sintetizzabile nelle due Cantiche di maggior intensità e contenuto letterario, ovvero "Succhiavo olio di croce" e "Vi dovete spaventare": con la prima si entra nel cuore di tenebra dello stesso Richard Benson, in un passato oscuro fatto di depravazioni, crimini efferati ed abuso di sostanze improprie; il Benzoni si mette a nudo confessando terribili segreti, arrivando addirittura ad autoproclamarsi nuovo Messia e portatore di necrofilia; "Io sono il Male che impreca frasi blasfeme, dietro una museruola come un cane DA GUERRAAAAAAAA". In "Vi dovete spaventare" l'introspezione lascia il posto ad una sferzante critica sociale che stigmatizza le paranoie della società moderna, emblematico il fatto che, a parte un accenno di riff all'inizio e un breve assolo sul finale, ciò che sostiene l'invettiva è un arrogante e truzzissimo tunz-tunz, il che sottointende una ribellione e un rigetto anche dei clichès del Metallo stesso. Non è più solo Steve Vai a doversi spaventare ma il genere umano intero: spaventarsi come dimostrazione di sensibilità e coscienza sociale, questo è il pensiero del Sommo Poeta: "Vi dovete spaventare nell'entrare in quel palazzo, incatenati dalla camera dal letto fino alla porta del cesso, l'ansia è l'anticipazione di un pericolo futuro, ingelatinati in una ragnatela senza via di SCAMPOOOOOOOOO... schifosi, schifosi, SCHIFOOSIIIIIIII..."
La titletrack nonchè prima Cantica si propone di rinnovare l'eredità letteraria di "Madre Tortura", pur senza le magniloquenti fioriture gotico-orchestrali di quest'ultima: le religioni hanno fallito, ci stanno portando alla rovina e alla paranoia, dietro di esse si erge una presenza inequivocabile, "Cristo Canaro, in un Sahara di neve, missioni contraffatte dettate dalla legge, neonazisti in cerca delle loro prede, Satana regna nella nostra FEDEEEEEE". Sentiero della mano destra e sentiero della mano sinistra pari sono, l'unica via che vale la pena di seguire è quella che porta al Simposio; è un sentiero lasticato di entropia ma anche di ascetismo, entrambi questi aspetti sono ampiamente illustrati nella rutilante "Sangue", pezzo teatrale, ballabile e di grande impatto, un possibile secondo singolo dopo il super-tormentone "I Nani" (che, per inciso, non c’entra veramente un cazzo con il resto del disco). Ma "L'inferno dei vivi" non è composto unicamente da infervorati sermoni, "Malleus Maleficarum" ad esempio è un'ossessiva litania, un momento di raccoglimento e di riflessione, un momento mistico oserei dire, sulle cui note si può improvvisare una processione muniti di torce ardenti e cappucci conici bianchi, mentre "De Profundis" è il trionfo del dolore, le urla di Richard raggiungono livelli parossistici di intensità e terrore, qui Madre Tortura getta la maschera e rivela il suo vero volto, un volto di sadismo e di follia; Lo dice lui stesso, "la decapitazione è parte del grande dolore monoteista". E infine arriva "Il sale di Satana", che ci rivela un Benzoni più dolce e riflessivo, accompagnato da un organo e da cori mediorientali; qui ci parla del suo rapporto con le droghe, ammette di aver cercato l'autodistruzione, ma questo è parte del passato, l'odierno Richard Benson è un anziano saggio che "Vorrebbe solo la pace, la pace di quei boschi in penombra, anche se ne ha paura l'istinto". Richard ha trovato la sua Beatrice, Ester, o meglio, la signora Ester Benson, sua dolcissima consorte, che l'ha salvato da sè stesso, elevandolo ad una nuova saggezza: "Dio in realtà è una donna il cui sacerdozio mi ha dato un termine, le sostanze di cui abusavo erano solo il sale di Satana".
Ci sono voluti tanti anni, ma finalmente le visioni astratte di "Gerarchie Infernali" si sono materializzate in una forma definitiva. Richard Benson è il Sommo Pontefice, il tanto favoleggiato Petrus Romanus, un Papa depravato, dedito al nepotismo e alla simonia, che ostenta volgarmente tutto lo sfarzo dei suoi paramenti sacrileghi: la parrucca è la sua tiara, il celeberrimo Bastone Infernale il suo vincastro, la statua di demone attaccata al giubbotto il suo pallio, gli inimitabili occhiali ornati dalle ali del Signore delle mosche il suo anello piscatorio. Và da sè che "L'inferno dei vivi" è l'Opera definitiva, l'enciclica cardine del suo Pontificato, un Angelus Infernalis declamato Urbi et Orbi dal pulpito di una cattedrale sconsacrata. C'è chi ha detto che sarà un artista ad indicarci la via della salvezza, in molti hanno identificato questo fantomatico redentore nella figura di Bob Dylan, ma io vorrei chiudere la mia ermeneutica con un quesito: e se invece il prescelto fosse Richard Benson? Pensiero eretico, difficile da accettare per le masse, anatema per gli ultimi e gli schifosi, per i fetenti, i fetidi e i fedeiosi, destinati al totale annientamento, però non lo escluderei a priori, dopotutto i pazzi sono considerati tramite tra l'Umano e il Divino fin dalla notte dei tempi.
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