Richard Dawkins, per chi non sia vissuto sulla luna negli ultimi 40 anni, è oggigiorno, citando proprio d'appunto l'introduzione che si trova dietro al suddetto libro, "non è soltanto uno scienziato famoso, un brillante divulgatore e uno degli intellettuali più influenti del nostro tempo, ma è diventato l'ateo più celebre al mondo".

In effetti, anche giudicando dal titolo provocatorio del suo saggio, "L'illusione di Dio" appunto, non mi stupisce che sia diventato un intellettuale di suddetta fama, capace di scrivere opere che hanno schierato le masse e interessato sia la comunità scientifica che i profani, uno su tutti, il suo famoso "The selfish Gene", che negli anni '70 lo fece diventare il portabandiera della scuola dei cosidetti "neodarwinisti". Insomma, le premesse per un libro interessante ci sono tutte, così che io, da adolescente annoiato, cercavo appunto qualcosa che mi riempisse le ore di matematica al liceo, e trovai in questo libro una compagnia interessante e sopratutto stimolante.

Ma oramai il liceo è un ricordo non lontano ma sicuramente sbiadito e la voglia di mettere su carta i pensieri che questo libro mi ha lasciato mi preme tanto appunto da scriverne una recensione. il suddetto libro si snoda in diverse sezioni, che vanno dalle consuete prefazioni e introduzioni fino ad una serie di capitoli, i cui titoli non sono meno ironici di quello del libro stesso ("Che c'è di male nella religione? Perchè tanta ostilità?" è uno dei tanti...), che andrebbero, secondo l'autore ma sopratutto secondo i suoi editori, a "dimostrare" argutamente l'inesistenza, l'infondatezza e l'assoluta inutilità di qualsiasi concetto di divinità, Dio, creatore, entità suprema, e chi più ne ha più ne metta. In molti di essi, si fanno riferimenti di cronaca, di letteratura scientifica e non (Darwin qui è citato a man bassa), che vanno ad arricchire le considerazioni dell'autore riguardo alla sua tesi, prendendo spunti anche dalla proprie pubblicazioni passate (tra cui "Scalando il monte improbabile", "L'orologiaio cieco", ed altri).

Tutto ciò, a prima occhiata, è davvero molto interessante: diversi sono infatti gli aneddoti curiosi ed i riferimenti spietati a fatti di cronaca recenti e non volti a screditare, mettere in discussione, argomentare, sbeffeggiare i numerosissimi aspetti a cui un libro del genere si può far fronte, e la varietà degli episodi giova sicuramente alla lettura, scorrevole e piacevole ma mai banale. Ampie sono le sezioni rivolte all'analisi di aspetti egemonizzati dalle varie religioni, come l'etica e la morale, riviste dal punto di vista di uno scienziato darwinista, oppure le critiche aspre che si rivolgono a quel tipo di istituzioni ed organizzazioni, che nel "Nome di Dio", hanno rovinato l'esistenza di centinaia di migliaia di persone, occultato misteri e delitti, rubato e defraudato, sporcato col sangue intere epoche storiche, con un preciso riferimento al sistema americano e la sua bigottaggine: se volete un esempio, vi cito Pat Robertson, un televangelista americano, che rubò una dozzina di milioni di dollari ai telespettatori con la scusa di aver visto Dio in sogno che gli diceva "se non raccogli tutto questo denaro ti ucciderò". Il fatto si commenta da solo.

Tirate le somme, mi ricordo appunto che dopo un paio di settimane dedicate a questo libro, tra riflessioni e approfondimenti, ne rimasi alquanto soddisfatto, sia per la similitudine con le mie idee, sia appunto per il suo valore letterario in sè. Ma prima di consigliare l'acquisto di questo libro ai fruitori di Debaser, c'è un serio appunto da fare. "L'illusione di Dio" è un libro interessante, arguto, pieno di riferimenti e con una bibliografia invidiabile, che farà sicuramente bella figura nella vostra libreria, accanto a "Il nome della rosa" e "I fratelli Karamazov", se vogliamo parlare di libri con intento antireligioso, ma col passare del tempo (almeno così è successo a me), è un libro che lascerà ben poche tracce nella vostra memoria. Un motivo?

Semplicemente, "L'illusione di Dio" NON è un libro che tratta di Dio, nel senso più semplice e letterale del termine; è un libro che ha come oggetto piuttosto la critica a certi sistemi istituzionali e oscurantisti, al fondamentalismo, all'ancoraggio a certe tradizioni e superstizioni, all'abuso che certe persone, potenti e non, hanno compiuto attraverso il nome di Dio. E ciò, se a prima vista sembra un insieme di accurate argomentazioni rivolte allo scredito dell'esistenza di un qualsiasi Dio (in favore di cosa voi direte? Ma è ovvio.. teoria delle risonanze, clinamen, variazione casuale, fast transition theory... leggetevi un libro a caso di Prigogin per capire), dopo un po' di tempo, vi renderete conto che in realtà si tratta semplicemente delle confessioni di un uomo che odiava il catechismo e che, forte della sua popolarità e dei suoi investimenti, ha voluto scrivere un libro che lo portasse al centro del dibattito in modo da promulgare certi altri valori a dispetto di qualcos'altro, appunto, la religione e le sue sfaccettature, ma appunto, NON Dio, in nessun modo.

Avesse dato un titolo diverso, che ne so, "L'illusione del Papa" o "L'illusione di Agostino", le cose sarebbero state molto diverse, ma, anche evidenziando un certo atteggiamento poco "politically correct" (Lamarck, se vogliamo parlare di evoluzionismo, non viene citato mezza volta... sarà un caso?), tutto ciò mi ha portato alla conclusione che questo libro non è altro che uno dei molti specchi per le allodole di un certo tipo di propaganda new age che in realtà ha ben poco di serio se non una dozzina di articoli di giornale ispirati e le solite citazioni di einstein, russell, hawking ed altri noti atei\agnostici sparsi per il mondo.

In conclusione, ci vuole ben poco, caro Dawkins, ad affermare di non credere in un Dio personale, come fece Einstein a suo tempo, scatenandosi l'ira dei conservatori, denigrando l'idea giudaico\cristiana dell'uomo barbuto con le tavole in mano seduto su una nuvola a giudicare gli uomini, basta guardarsi uno spettacolo di George Carlin per arrivare cogliere tutte le contraddizioni e le bugie contenute in ogni tipo di religione di massa, ma ben altro è affermare l'inesistenza di qualcosa basandosi proprio sulle speculazioni che l'uomo ha operato su di essa, e tutto ciò, in primis, è assolutamente antiscientifico.

Volete un libro che critichi aspramente l'idea classica di Dio e l'operato subdolo delle religioni?

Leggetevi "L'Anticristo", e non date più di uno sguardo distratto a "L'illusione di Dio".

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