Sull'onda del successo di "Conan il Barbaro" di John Milius, il regista Richard Fleischer nel 1984 propose un sequel delle imprese del guerriero cimmero nelle terre iboriane: il risultato fu questo "Conan il Distruttore". Rispetto al suo predecessore, in cui si respirava vera epica, qui, come del resto in molti sequel, si vuole strafare, e l'epica si trasforma in farsa! Potremmo definire questa pellicola come il seguito più "commerciale" e "trash" di quella di Milius.

    Nei panni del nerboruto eroe fantasy troviamo ancora una volta il nostro Arnold Schwarzenegger, divenuto ora vera e propria icona del genere. La trama in sè non avrebbe niente che non vada, anzi potrebbe proprio essere stata scritta dallo stesso Robert E. Howard, almeno per quanto concerne l'ambientazione, i nomi e il dipanarsi delle azioni. Qui però le scene sono costellate di episodi pseudocomici e burleschi che eliminano la componente epica e che non hanno proprio nulla di howardiano. Per non parlare poi della recitazione di certi attori: lasciando per una volta perdere la prestazione di Schwarzy, prendiamo per esempio la giovane Olivia D'Abo, nei panni della bella principessa Jehnna, la quale ricevette in quell'anno, ho letto da qualche parte, il premio come peggiore attrice non protagonista: e non è uno scherzo! In effetti, fin dalla sua prima apparizione, l'attrice si distingue subito per la sua incapacità di recitare (l'urlo che lancia nel ridestarsi da un incubo crea nello spettatore un senso di smarrimento che non ha niente a che vedere con le paure della giovane). Anche i personaggi sono studiati per risultare quasi ridicoli: al fianco del nostro eroe infatti non abbiamo più l'astuto e serio ladro Subotai, ma l'idiota e piagnucolone ladruncolo Malak (Tracey Walter), che quantomeno riesce strappare qualche sorriso; oltre a lui ci sono il solito mago Akiro, anche lui qui un po' più buffonesco e la guerriera nera Zula (Grace Jones), che vorrebbe essere una feroce tagliateste ma urla alla vista dei topi e pronuncia frasi improbabili del tipo: "Se vuoi conquistare il cuore di un uomo... allunghi la mano... e glielo strappi!".

    Il film è tuttavia piacevole e non mancherà di far esaltare gli amanti dell'epico e gli appassionati di Howard (come me, appunto!), anche grazie alla colonna sonora del solito grande Basil Poledouris, colonna sonora che però prende a piene mani da quella di "Conan il Barbaro" (numerosi sono poi i riferimenti al film di Milius, come per esempio il cammello che sputa in faccia a Conan, lo stesso che l'eroe aveva colpito con un pugno nell'altra pellicola). In compenso la scenografia e gli effetti speciali sono più curati e la minore durata della pellicola rispetto al predecessore alleggerisce di molto la pena a chi proprio non sopporta il genere.

    La trama, in breve, è questa: la crudele regina Taramis (Sarah Douglas) assolda Conan e Malak per scortare la principessa Jehnna in un pericoloso viaggio alla ricerca di una "chiave", un corno d'avorio e pietre preziose con cui risvegliare Dagoth, l'antico dio dei sogni, grazie al quale potrà dominare il mondo; la regina manda assieme a loro la sua fida guardia, il gigantesco nero Mombaata. Al gruppo si aggiungono strada facendo la guerriera Zula e il mago Akiro, ma i pericoli da affrontare sono tanti, non ultimo quello delle guardie sguinzagliate nel frattempo dalla regina per ucciderli tutti (tranne la principessa e Mombaata) una volta portata a termine l'impresa, in seguito alla quale Jehnna dovrà essere sacrificata. Evito di scendere di più nel dettaglio e di raccontare il finale, ma posso dire che vi sono numerose scene di combattimento, nelle quali Conan fa sfoggio della sua abilità con lo spadone a due mani, a volte però inframmezzate da episodi buffoneschi ad opera del solito Malak.

    Il film non è affatto male e consiglio senz'altro di guardarlo, ma avverto il lettore che non avesse già visto il film che si prepari a vedere qualcosa di immediatamente percepibile come trash, come un'americanata, insomma, di quelle pellicole che potremmo definire commerciali, un polpettone cinematografico; un film che cerca di creare suspence, ma che man mano stempera la tensione con le solite battute (che perdio, possono anche far ridere), annullando l'epica.  Nonostante a me sia piaciuto e me lo sia già guardato una decina di volte, cercando di essere il più oggettivo possibile, devo dire che non me la sento di dare a questo film più di 3. Poi, si sa: de gustibus...

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