Ripensando alla musica contenuta in questo disco, mi scorre nella mente un fiume di aggettivi: emozionante, passionale, impetuoso, trascinante, straordinario, intenso, coinvolgente, straziante.
In una parola splendido.

Come si evince dall'orribile (unico aggettivo negativo) titolo, l'ultimo disco di Richard Galliano, recentemente pubblicato dalla Dreyfus Jazz, rappresenta un omaggio ad Astor Piazzolla, incarnazione del tango argentino.
Non è il primo realizzato negli ultimi anni. Ricordo, a titolo di esempio, "Hommage à Piazzolla" del violinista Gidon Kremer (Nonesuch 1996) e "Mi Buenos Aires Querido" del pianista Daniel Barenboim (Elektra/Asylum 1996), entrambi bellissimi.
Ma questo lavoro di Galliano è a mio parere più significativo. Le ragioni sono diverse. Innanzittutto il fatto che Galliano, come Piazzolla, suona il bandoneon ed è da considerare il suo erede artistico. In secondo luogo, la riproposizione dell'ensemble più volte utilizzato dal musicista argentino, con un quartetto d'archi, contrabbasso, pianoforte e naturalmente bandoneon. Infine, la scelta dei brani, tra i più belli di Piazzolla. Dieci in tutto, più "Laura ed Astor" di Galliano, un omaggio nell'omaggio.

Registrato dal vivo il 29 agosto del 2002 al jazz festival di Willisau in Svizzera, il disco è aperto intensamente da "Otoño Porteño". Poco più di cinque minuti di musica caratterizzata dall'alternarsi di melodie impetuose e languide, governate dal bandoneon di Galliano e dal violino di Jean Marc Phillips-Varjabédian. Il tango entra subito nella testa, catturando l'ascoltatore in un vortice di emozioni.
Ma è solo l'inizio. "Invierno porteño" che segue costringe l'ascoltatore a chiudere gli occhi, in modo tale da catturarne pienamente il lirismo, che raggiunge le sue vette più elevate nel finale quando gli archi, accompagnati dal pianoforte, chiudono lo sviluppo del tema con un delicatissimo pizzicato, che richiama il suono di un carillon. Divino. Il pubblico applaude attonito dall'emozione.
Il passaggio seguente, "Sur: Regreso al amor", sembra un racconto in note. Un'ampia introduzione, di cui è protagonista il violino solo, accenna il tema principale, che arriva lentamente, dolorosamente dopo un paio di minuti. Il bandoneon sale in cattedra. La pelle rabbrividisce. E viene voglia di urlare le parole, non presenti, di Fernando E. Solanas: Vuelvo al Sur, como se vuelve siempre al amor, vuelvo a vos, con mi deseo, con mi temor. Anche stavolta dagli applausi del pubblico traspare un'emozione palpabile.

L'ascolto prosegue senza sosta, agevolato dal ritmo indiavolato del "Concerto pour bandoneon et orchestre: Aconcagua", che smuove il pubblico finora impietrito dalle emozioni suscitate dalle interpretazioni dell'ensamble. Ma è solo un attimo, perchè il brano successivo,"Milonga del angel", riporta tutti in un'ambientazione ancora una volta dolorosa.
A questo punto, anche volendo, non è più possibile arrestare il disco. "Michelangelo 70" è carica di una forza che diventa il naturale preludio di uno dei momenti più entusiasmanti dell'album: "Improvisation sur le théme Libertango". Il tema più celebre di Piazzolla viene letteralmente sviscerato dai virtuosismi tecnici di Galliano, che nell'occasione si esibisce da solo, trascinando il pubblico ad una vera ovazione.
Dopo l'interlocutorio "Laura ed Astor", è la volta di "Escualo" travolgente come la fonte ispiratrice.

Se l'autunno e l'inverno aprono il disco, "Verano porteño" e "Primavera porteña" ne rappresentano l'epilogo, ancora una volta carico di vitalità, ritmo ed un energia degna di un ciclone. Vedo il pubblico in piedi. Applausi. Repeat.

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