Fuori è freddo, lo avverto anche se non lo vedo. La stanza è buia, solo un barlume di luce realizzato da una vecchia lampada. La casa è vuota, ci sono solo io che medito nella penombra, dovrei alzarmi ma non lo faccio. Non ho vigore, sto morendo dentro o è soltanto un momento? In fondo è sempre stato così nella mia vita, mi sono ormai affezionato a questa condizione malinconica, è una parte di me. La rassegna del vorrei ma non ci riesco dimora nella mia mente e si appropria del mio corpo.

Ed allora arriva lui a farmi compagnia, con la sua voce calda e sincera, mi narra quello che io non so, in modo semplice, non è mai sopra le righe, mi consola. Chiudo gli occhi e mi abbandono al suo racconto, ora desolato ("As The Down Breaks"), ora speranzoso ("Open Up The Door"), lineare e dolce ("Ashes On The Fire"). Lo sto ad ascoltare, confido in quello che mi dice, mi fa tornare indietro con la memoria ("Remorse Code"), schiudo la vista del cuore su storie passate finite male ("Don'T Get Hung Up In Your Soul"), mi pare di avvertire quel profumo. Rimpiango gli anni trascorsi ("Soldier On"), nella illusione che ritornino. Ma un istante dopo penso di non volerli indietro. La sua compagnia mi fa stare meglio. Suona la chitarra, perfetta nella sua essenzialità, mai distorta, perpetuamente cortese. ("For You Lover, Give Some Time"). Mi dice che fra breve andrà via, non prima di intonare l'ultima canzone ("Don't You Cry"), la più bella che gli ho sentito cantare, non riesco a non commuovermi. Come potrei non farlo, me lo chiede ma non ci riesco. Piango, mi sfogo, e mi sento bene. Anche se fuori è tutto uguale, la casa è sempre più vuota e Richard ha smesso di cantare. Ma io so che ricomparirà molto presto, tutte le volte che lo vorrò.

La malinconia è la gioia di sentirsi tristi - Victor Hugo

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