C’è una nuova arrivata nella classe di un liceo. Giovane puledra intimorita, chissà quante preoccupazioni, chissà quanti pensieri; un nuova piccola società in cui inserirsi, tanti sconosciuti, una sfida da combattere contro i pregiudizi e le facili cattiverie tipiche dell’adolescenza.
Non temere ragazza, la professoressa è qui per questo. Ed ecco ch’ella al quesito “Dove mi metto?” risponde, con spiccata perfidia: “Vicino al ragazzo che ti piace di più”.
E la splendida adolescente statunitense si posiziona di fianco al problematico e misterioso protagonista Donnie Darko.
La mia mano corre impazzita alla ricerca del telecomando tra i cuscini del divano. L'occhio incredulo, cerca conforto nell'arredamento del salotto, nel palazzo di fronte, fuori dalla finestra, per poi continuare a ondeggiare tra le ombre sulla parete. Il dito cerca con foga il tasto giusto, la bocca esclama, indomita, parole di disgusto: spegniamo questa stronzata.
Questa è una storia vera. E’ una storia di triste sbigottimento e inaspettata determinazione.
Dopo essermi calmato previo pratiche indigene, ripresi la visione del film e constatai che l’orrida scena non era un episodio singolo, seppur forse il più significativo, ma un preciso trend (che mi si passi il termine) caro alla pellicola.
Per quanto se ne dica, questo è un film furbo, ruffiano. E’ un film fatto per l’adolescente alternativo, tipicamente anni ’90 (nonostante sia del 2001), periodo in cui ci si era accorti che c’erano più tipi di adolescenti (dopo aver passato gli anni ’80 a considerarli tutti uguali. oltre che deficienti) e dunque più modi per far soldi.
L’alternativozzo, un po’ dark, un po’frikkettone, un po’ idiota, si guarda il Donnie Darko, e sogna di averlo se è una lei, di esserlo se è un lui.
Un prodotto commerciale, niente di più. Certamente fatto abbastanza bene e con diverse idee e spunti validi, ma, come tutti i film per adolescenti, fastidiosissimo e nel complesso imbarazzante.
P.S.
Sui discorsi metafisici trascendentali e tutti quegli altri aggettivi a caso studiati al liceo in filosofia: fanno ridere al cazzo. Hanno la profondità di una pozzanghera. Le robe serie in materia, sono ben altre. Queste vanno bene se si ha dai 13 ai 18 anni. Dopodiché uno cresce, capisce alcune cose, rivede, si pente, si vergogna, ride di gusto, dimentica.
Ora massacratemi pure, sono pronto.
Carico i commenti... con calma