Prendete due sconosciuti – un ragazzo e una ragazza, giovani, belli – , un treno per Parigi e una coppia tedesca sull’orlo di una sonora crisi matrimoniale che li costringe a sedersi vicino: avete gli ingredienti per la più romantica delle commedie romantiche. A questo aggiungete la sceneggiatura di Richard Linklater ,e ottenete Before Sunrise, un film che diventa un cult contemporaneo e si discosta dai cliché del genere.
Before Sunrise immortala le dodici ore circa che Jesse e Celine passano insieme, vagando per le strade della romantica e malinconica Vienna, mentre si conoscono e si innamorano l’uno dell’altra. In realtà, si innamorano nel momento stesso in cui si conoscono, o forse ancora prima di allora, perché sanno che vogliono innamorarsi, sono pronti a farlo, a correre il rischio di vivere un’ avventura che gli faccia respirare il profumo della possibilità, della giovinezza, del non avere rimpianti.
Due sconosciuti si incontrano su un treno, scambiano qualche parola, si piacciono: ma il treno ferma, e uno dei due è arrivato a destinazione, mentre l’altro prosegue il viaggio. È stato bello conoscersi, rimarrà il ricordo dolceamaro, che lascerà un sorriso o forse si dimenticherà.
Invece no:
in un mondo parallelo, le possibilità si avverano, e gli sconosciuti che incrociamo brevemente nel corso della nostra vira diventano compagni di viaggio e amanti per una notte. Finché non sorge il sole, e la vita riprende il suo corso normale. Before Sunrise è questo, una Cenerentola moderna, o una storia di vampiri. Linklater esplora quel what if che ci passa per la testa quando ci si presenta un’idea assurda, ma che per un momento sembra assolutamente giusta, e poi la abbandoniamo, perché appunto non è possibile. Ma se non l’avessimo abbandonata, allora, come Jesse, chiederemmo a Celine di scendere con noi alla prossima fermata, perché poi un giorno, fra venti anni o giù di lì, quando le cose non andranno bene e ti guarderai indietro pensando a tutte le occasioni sprecate, tornerai qui, in questo esatto momento, e rimpiangerai di non averlo fatto, di non aver colto l’attimo.
La sceneggiatura di Before Sunrise è composta prevalentemente da dialoghi: a partire da quando si incontrano sul treno, quella dei due protagonisti è una lunga conversazione che scorre fluida e veloce, senza momenti di tensione o alternarsi di registri. Parlano di tutto: di loro stessi, della loro famiglia, di quello che pensano del mondo. I dialoghi sono belli, leggeri ma non banali, il feeling sullo schermo è fortissimo (bravissimi Hawke e Delpy). Non è una conversazione che aggiunge qualcosa ai personaggi o che li aiuta conoscersi meglio, in un certo senso, apparentemente paradossale: perché loro già si conoscono, già si piacciono, e le loro parole sono sospese in quell’atmosfera di dolcezza e malinconia data dalla consapevolezza che l’alba le porterà via, che tutto è come un sogno, che dura una notte e poi svanisce. E allora le parole sono belle, sono libere, non importa quello che effettivamente dicono: sono una ninna-nanna, una favola, la litania di un ubriaco, una canzone la cui melodia è così bella da oscurare il testo.
Quello che resta è l’incontro, l’aver vissuto quelle ore insieme. E la speranza di rivedersi, di far si che il sogno non sia solo un sogno.
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