Non fatevi turbare dal modo in cui appaio, non giudicate il libro dalla copertina…” (da Sweet Transvestite)

Siamo alla metà precisa degli anni’70, e comincia il momento dei bilanci sul decennio più intenso complesso e contraddittorio del secolo, soprattutto si comincia a interrogarsi di cosa farne dell’esperienza della rivoluzione culturale ‘67-‘72. La musica ha portato le proprie liberazioni, la propria creatività a livelli qualitativi incredibili, fino all’esaurimento o all’estremizzazione dei generi pre-esistenti (vedi nascita di progressive o hard rock/heavy metal). Ma a volte i risultati più sperimentali hanno raggiunto vette pacchiane e brodose, con ampollosità fondamentalmente dovute a uno sfogo ingenuo degli artisti, a sua volta provocato dalla neonata libertà di fare finalmente (quasi) qualsiasi tipo di album si voglia, con qualsiasi astrusità dentro volessero metterci (dopo il periodo di sottomissione agli hit single perpetuata dai tempi di Elvis o prima). Ma la musica cominciò a perdere vigore e idee, i testi cominciarono a sembrare carte ingiallite e senza senso dopo la disillusione del sogno sessantottino.

Il "Rocky Horror Show" fu un lampante esempio di come la cultura anglo-americana voleva semplicemente prendersi quel che di buono e di vivo era rimasto del rock’n’roll, rivestirlo col disincanto di una generazione annoiata che tutto aveva visto e provato (dalla libera sessualità all’uso di droghe fino alla condanna di pudore e perbenismo) e truccandolo col rossetto dell’ironia, dell’edonismo trash di chi aveva potuto crescere con mitologie POPolari (qui per es. i film di paura alla frankenstein, dracula e affini) e poi aveva avuto il tempo di distruggerle.
Il RHS distrugge appunto tutta la tradizione del musical da "Sette Spose Per Sette Fratelli" fino all’ultimo arrivo "Jesus Christ Superstar", di soli due anni prima, ma vagante in direzione opposta: entrambi hanno un impianto innovativo e trasgressivo e sono indirizzati al pubblico giovanile, ma il primo si prende completamente sul serio, il secondo prende tutto e tutti per il culo, buttandosi sul cattivo gusto non per convinzione , ma perché non c’è rimasto altro di più divertente da fare.

Da qui la scelta di una magnifica colonna sonora, impasto di glam bowiano-bolianiano, Elton John kitch e sbruffone alla Crocodile Rock, rock&roll violento ma danzereccio e cori gospel supergay e terribilmente sexy. Ovviamente il tutto condito da musichette alla Tin Pan Alley o ispirate alla colta tradizione di Broadway.
Il calderone scritto da Richard O’Brien fu l’anima diabolica di questo show teatrale londinese, che presto fu replicato a Los Angeles finendo per ultimo sul grande schermo.

Recitato in prevalenza dai grandissimi attori teatrali londinesi (tra cui lo stesso O’Brien, un ancora poco conosciuto ma eccezionale Meat Loaf e un Tim Curry/Frank-N-Furter di incredibile bravura), il film, ribattezzato "The Rocky Horror Picture Show", venne arricchito dall’aggiunta dei quasi esordienti Barry Bostwick e Susan Sarandon, perfetti nella coppia di americanini pronta ad essere travolta dalle feste della transessuale Transilvania.

Molti (tutti?) avranno già visto, amato o odiato questo film-perla: ma qualunque sia stata la vostra opinione vi invito a riscoprire questa soundtrack, un gioiello glam simbolo di un epoca disorientata ma che sapeva finalmente ironizzare su se stessa.

P.S.: assolutamente da non perdere il ballo del Time Warp, il manifesto di Sweet Transvestite, Meat Loaf/Eddie scongelato rock’n’roller con tanto di assoli di sax in Hot Patootie e la Sarandon arrapata di Touch-A, Touch-A, Touch Me…
P.S.2: se la trovate è consigliata la ristampa della Rhino per il 25ennale con ben 5 canzoni in più rispetto all’originale
P.S.3: c’è una Columbia tra di voi??? Vostro, Eddie

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