Per la serie "occasioni sprecate": "The Hunting Party" (2007) è un film di Richard Shepard, regista che si districa tra il grande e il piccolo schermo. Quì racconta le avventure di 3 giornalisti (Richard Gere, Terrence Howard e Jesse Eisenberg) su per le montagne della Bosnia post guerra. Gere non ha una lira, non ha nè casa nè macchina, ma il vecchio amico e collega Duck (Terrence Howard) naturalmente gli va dietro quando si tratta di acchiappare per un'intervista il criminale di guerra "la volpe", alias Radovan Karadzic, che dovrà scontare 40 anni di reclusione per crimini contro l'umanità.

Ora, l'incipit è divertente. Vediamo i due reporter schivare mine e colpi d'arma prima di trovarsi sconvolti dalla realtà della guerra. I due si perdono, l'uno torna in America con lavoro pagato e tranquillo, l'altro rimane in Bosnia a fare il vagabondo; dopo anni e a guerra ormai finita, ecco l'occasione per dare la caccia a Karadzic: nessuna implicazione morale e ontologica, nessuna ricerca della verità "giornalistica", ma risposta ad una volontà mai sopita di vendetta. Ecco che Hollywood fa sentire il suo peso: un film sulla guerra che stranamente non mostrava eroi americani nell'atto di salvare qualcuno o di portare sollievo alle popolazioni colpite dal conflitto. Troppo strano. Ecco allora che i giornalisti diventano eroi, impavidi esploratori delle oscure alture bosniache. E allora via alla ricerca della "volpe".

La fotografia e l'eccentricità di alcuni personaggi "tengono a galla" l'opera di Shepard, mentre tutto il resto è insensataggine e superficialità, da una trama di espedienti a salvataggi "fortunosi" e all'improbabilità della resa filmica, anche se il film racconta delle verità. Ma si fa fatica a credere che le cose siano effettivamente andate così. Eppure il finale lascia l'amaro in bocca, perchè Shepard (sua anche la sceneggiatura) fa intuire che c'era la possibilità di raccontare altro: Karadzic fu protetto, o quantomeno dimenticato dalla CIA, per motivi ad oggi oscuri, così come sono ambigue molte delle attività della CIA. Giocare su quei silenzi, sui depistaggi e sul ruolo del governo americano, non solo avrebbe reso più thrilling un film che sostanzialmente è avventura, ma lo avrebbe reso un titolo politico, impegnato, che avrebbe potuto rivelare qualcosina in più al grande pubblico di quella verità che interessa relativamente poco ai nostri tre protagonisti. Alla fine siamo di fronte ai soliti luoghi comuni di balcanici tatuati e burberi, un pizzico di eroismo americano e l'immancabile storiella d'amore condita con volontà di vendetta.

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