Il suono della ricerca interiore. L'esplorazione dell'anima.
 
E' musica intimista quella di Richard Skelton. Niente geometrie o architetture musicali di qualsiasi sorta. Il cromatismo sonoro è lanciato in una continua evoluzione, magmatica nel suo incidere su se stessa.

Ogni minima pulsione sonora è collegata a degli stati d'animo che si fondono con la "naturalità" della proposta, fattore fondamentale nell'alchimia sognante dello splendido "Landings".

"Shore" è un viaggio leggerissimo in una disperazione romantica, che si fa sentire, mentre "Brook" apre scenari verso un paradiso dilaniato dal suono stridente e ammaliante di archi mai così perfetti e "duri".

"Heys" è la desertica sensazione del nulla, "Lowe" la notte che giunge oscura su quel deserto.

"Marking time" più che un album vero e proprio è un viaggio all'interno dell'io. La composizione dei brani non serve all'ascoltatore: meglio immergersi nell'esperienza sensistica di "Marking time".

1. "Grange" (3:15)
2. "Shore" (7:34)
3. "Fold" (6:24)
4. "Heys" (3:20)
5. "Brook" (7:03)
6. "Lowe" (7:59)
7. "Stake" (5:18)

Carico i commenti...  con calma