Scarno, scheletrico, essenziale, presente, toccante.

In pochi aggettivi, questo è "River Through The Howling Sky" . E’ un Youngs catartico, quasi in trance, aiutato solo da essenziali percussioni un tappeto di basse frequenze ed una chitarra malata affogata in lievi distorsioni. Mai un accordo, note singole, corde tritate e grattate ("Fountain of LIght"). Tra tutta questa nebbia ogni tanto è possibile intravedere dei cristallini suoni acustici, quasi a scandire un metronomo immaginario, quasi per ricordarci che lì, milioni di anni fa, c’era il Blues ("Blossom"). Vocalmente Richard ricorda un Mark Hollis accarezzato dallo spirito dell’ Eden, una preghiera che potrebbe trasformarsi in canzone , se non fosse immersa in così tanto torpore. Ci riporta ai maestri cosmici tedeschi ("Sky Is Upon You"), se non fosse per quelle corde così disperate. Poi all’improvviso finalmente una cadenza, un fluido rosa narcolettico, o forse Jason Molina nel suo tropico fantasma che, fissando il cielo, assiste al brutale squarcio che la lama nera (chitarra) del samurai Keiji Haino gli provoca ("Red Cloud Singular")…

Stò solo sognando ad occhi aperti, cullato tra le braccia di questo fiume che attraversa il cielo urlante…

Solo per questo, per questo sogno, ringrazio di cuore Richard Youngs.

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