E’ il 1982 e per le strade di Napoli si sentono solo le canzoni di Bella ‘mbriana di Pino Daniele. Non si era mai sentito un disco dove i ritmi, i suoni e le influenze d’oltreoceano si sposavano con la tradizione napoletana, senza scimmiottare gli americani. Era l’era del Neapolitan Power.

Pino, ci riusciva in modo naturale a mischiare Inglese, Italiano e Napoletano (con la N maiuscola in quanto lingua a tutti gli effetti). Aveva capito il vero spirito che lega alcuni popoli tra di loro, come l'amore, la sofferenza, l’ingiustizia sociale.

E nonostante in Tutta n'ata storia avesse cantato ”je nun vogl’i ‘America”, lui in America ci va e a New York incontra Richie Havens, e, complice il 41° parallelo che lega le due città o la voglia di fondere le due culture, decide di scrivere e suonare per la voce che ha aperto il concerto di Woodstock e che rappresenta il grido di libertà di un popolo.

Stava nascendo Common Ground

Era un azzardo a quei tempi sganciarsi dalle major discografiche per fondare una propria etichetta e produrre in totale autonomia, ma Pino non ebbe dubbi e fondò la Bagaria. Per farsi un’idea della musica italiana nell’83, i singoli più venduti erano “Vamos a la playa”, “Amore disperato”, “Tropicana”… Il risultato ottenuto è straordinario, anche grazie al fatto che in questo disco suonano musicisti del calibro di Jeremy Meek, Mel Collins, Kelvin Bullen, Danny Cummings, Joe Amoruso, Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile e lo stesso Pino Daniele che duetta con Havens in Gay Cavalier, singolo di maggior successo del disco.

Tra i brani che compongono il resto del disco c’è anche Dear John, scritto in memoria di John Lennon assassinato proprio a New York due anni prima.

Ad oggi il disco non è stato masterizzato in digitale, e questo tutto sommato mi piace perché mi costringe ad usare il giradischi con quel fruscio di sottofondo che a volte rende la voce di Richie Havens ancora più roca e struggente.

Roba che nessun lettore mp3 potrà mai fare.

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